La Libreria Triestina della comunità slovena finisce in liquidazione
La Libreria Triestina – Tržaška Knjigarna è in liquidazione. Una scelta irreversibile. Il 31 marzo i due negozi, quello di via San Francesco 20 (aperto nel dicembre 1955) e quello di Opicina in via di Prosecco 13 (aperto nel 2010) chiuderanno definitivamente i battenti. Non c’è alternativa, per ora, alla chiusura dopo quasi 60 anni di storia. L’appello lanciato nei mesi scorsi e la maratona letteraria del giugno scorso non è bastata a risollevare le sorti di una delle principali istituzioni culturali della comunità slovena.
La proprietà della Libreria Triestina (90% Società finanziaria Adriatica e 10% dell’Editoriale Stampa Triestina), con un passivo di quasi 200mila euro, ha deciso di alzare bandiera bianca. Solo nell’ultimo anno le perdite sono state di circa 50mila euro. Il liquidatore della Libreria Triestina è Boris Siega che è anche amministratore unico della Società finanziaria Adriatica che è anche proprietaria del negozio di via San Francesco. La liquidazione è già in corso da qualche settimana. Una vendita straordinaria a prezzi scontati per realizzare quando possibili dal patrimonio librario rimasto stimato in 40mila euro. «Le vendite in questo ultimo periodo stanno andando benissimo» dice con una certa amarezza il liquidatore visto che la Libreria Triestina, come le altre realtà del settore, è vittima della crisi che ha colpito duramente le vendite librarie tra calo dei consumi e boom dell’editoria digitale. «Rispetto al 2012 il calo degli affari è stato del 30 per la libreria di Trieste» ricordava nel giugno scorso la direttrice Ilde Kosuta che ora, come altre due colleghe, si troverà senza lavoro a partire dal primo aprile. Tutte è tre hanno già ricevuto la lettera di licenziamento. «È una situazione senza ritorno per la società attuale. C’erano delle perdite pregresse che si accumulano. Gli amministratori avevano chiesto alla proprietà di ricapitalizzare. Ma questo possibilità è stata scartata» spiega Siega. La speranza è che in questi 45 giorni si faccia avanti qualcuno disposto a rilevare l’attività della Libreria Triestina e a ripartire con un nome nuovo. «Se ne stata parlando da mesi, ma non c’è nulla di concreto», aggiunge il liquidatore che fatica ad essere ottimista. L’unico vantaggio di un novo soggetto e che non dovrà accollarsi alcun debito. «Noi faremo fronte a tutti i creditori e lasceremo una situazione pulita. Abbiamo già contrattato con le banche un rientro a lungo termine. I 200mila euro di perdite è un debito che purtroppo ci accolleremo» assicura Siega. «Non rimarranno buchi ne per i fornitori, né per i dipendenti, nè per le banche. Il problema è la chiusura di un riferimento in città della comunità slovena. Una problema culturale, sociale e politico come si vuole chiamare» continua Siega. Una questione che rimanda alle due organizzazioni di riferimento della minoranza slovena, la Skgz e l’Sso, che nonostante diversi incontri e tavoli non è riuscita a produrre una proposta per far rinascere qualcosa sulle ceneri della Libreria Triestina. Divergenze storiche tra l’area laica e cattolica che rischiano di mettere una pietra tombale su 60 anni di editoria della comunità slovena. Del resto sarebbe le prima volta che le due organizzazioni, la Skgs e l’Sso, si uniscono in un’iniziativa comune. Non ci sono precedenti. E neppure fonti librarie.
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