La libreria di Saba tutelata dallo Stato: è “studio d’artista”

«Sono più fiero di questo che del Canzoniere». Oggi il poeta Umberto Saba, pur nel suo pessimismo, sarebbe ancora più fiero della sua “Libreria antica e moderna”, registrata alla Camera di commercio il 12 settembre 1919, e di cui civettuolamente, molti anni dopo, ritenendosi sempre l’incapace di genio, ricordò che un amico l’aveva definita “la bottega dei miracoli”. Un miracolo gli potrebbero sembrare le 11 fitte pagine a firma del direttore regionale dei Beni culturali, Giangiacomo Martines, che certificano l’avvenuta dichiarazione di “bene di interesse culturale” della sua libreria di via San Nicolò, gestita in seguito dall’ex commesso Carlo Cerne, e oggi da suo figlio Mario, in una continuità di persone, e non solo di cose, che è altrettanto “monumentale”.
La libreria, ai sensi del Codice dei beni culturali, è stata dichiarata “studio d’artista”. In quanto tale verrà tutelata. Sotto l’egida del ministero sono posti il “quaderno degli acquisti”, i cataloghi storici, l’ingresso e specialmente l’intitolazione, e poi gli scaffali originali, la scrivania del poeta, la macchina da scrivere, le schede di catalogo compilate da Saba stesso. «Lo Stato - dice Martines, che annuncia una grande presentazione dell’evento - contribuirà a spolveratura, manutenzione e restauro, riordino e conservazione dei libri antichi attraverso la Biblioteca statale e la Soprintendenza archivistica, alla conservazione del luogo con interventi sul patrimonio, per esempio nella salvaguardia del pavimento».
Esattamente un anno fa l’allarme. La libreria di Saba corre il rischio di chiudere. Mario Cerne, il devotissimo, sempre alle prese con clienti e turisti, docenti e curiosi, cominciava a sentire la solitudine, l’impossibilità di gestire per sempre un luogo tanto corteggiato, guardato e fotografato, ma dai costi sempre più alti, a fronte di vendite in calo in epoca di e-book, e-bay e varie altre e ben note procedure virtuali. Cerne temeva di non poter andare in pensione mai, per l’obbligo cultural-morale di tenere in piedi la casa-impresa fondata dal poeta. La novità lo fa contento, ma per solido pessimismo “sabiano” temeva perfino di credere a quella comunicazione ufficiale.
Proprietaria dell’edificio di via San Nicolò, edificato nel 1906 da Arturo Ziffer, è la Comunità ebraica di Trieste. «Speriamo che la Soprintendenza ci dia udienza, e ascolti anche noi - afferma Mauro Tabor, assessore alla Cultura della Comunità -, in fondo siamo i proprietari. Per l’aspetto culturale, e il vincolo, non siamo stati interpellati». Tabor dice così perché ha un’idea che non è riuscito a esprimere: «Due anni fa - racconta - ci fu il primo tentativo di avvicinamento da parte della Soprintendenza, ma era stato fissato in un giorno che è festività ebraica, chiedemmo un altro incontro, che ancora non c’è stato. Volevo proporre nella libreria un polo culturale ebraico, con una struttura di schermi, per conferenze a distanza, pur mantenendo uguale a se stessa la parte di Saba e dei Cerne. In questo modo la Comunità ebraica sarebbe entrata nel salotto buono di Trieste, che è via San Nicolò. Dove anche i turisti arrivano. Purtroppo - conclude Tabor - non abbiamo i soldi necessari».
Soddisfatto invece, Ariel Camerini, responsabile dei Lavori pubblici per la Comunità, «per il valore d’immagine, non economico, che questo vincolo conferisce al nostro stabile». Martines ha anche visitato la sinagoga, il cui restauro è rallentato dal costante brutto tempo, ma che è alla vigilia di ricoprire le grandi cupole firmate Berlam con una protezione in zinco-amianto.
Martines, nella lunga relazione storico-artistica che fa parte della comunicazione conclude: «La libreria di Saba è testimone della vita e dell’operare di un artista indicato da alcuni critici come il più grande poeta del Novecento italiano, luogo dove Saba ha vissuto, lavorato er composto molte sue opere; libreria ancora oggi conservata praticamente intatta, con molti dei libri e buona parte degli arredi originali e degli strumenti usati da Saba per lo svolgimento del suo lavoro di ogni giorno. Dunque merita di essere riconosciuta, ai sensi di legge, “studio d’artista” di interesse particolarmente importante per il suo valore storico e dunque degna di tutela».
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