La lettera di Rosolen sul futuro di Trieste agita il centrodestra. Lei replica: "Nessuna mira sul Comune"
TRIESTE Alessia Rosolen giura di non aver alcuna intenzione di entrare nella partita delle comunali, ma la lettera aperta pubblicata ieri dal Piccolo fa discutere nei corridoi della politica. Prendendo le mosse dal Recovery Plan, l’assessore al Lavoro finisce infatti per tracciare un’idea della Trieste di domani, andando decisamente oltre il perimetro del proprio mandato in Regione.
La mossa attira l’attenzione: il testo viene diffuso e commentato sui social, Rosolen riceve numerosi messaggi di complimenti e più di qualcuno – a destra, a sinistra e nel mondo economico – si chiede se la riflessione nasconda la volontà del presidente Massimiliano Fedriga di tenere aperta una seconda possibilità, qualora tramontasse per qualsivoglia ragione la via primaria rappresentata da Roberto Dipiazza.
La doverosa premessa, comunque, è che la posizione dell’attuale primo cittadino risulta blindata. L’entourage di Fedriga assicura che non c’è il minimo ripensamento sul sostegno a Dipiazza e da Roma Giorgia Meloni ha fatto pervenire l’appoggio da parte di Fdi, dopo qualche perplessità manifestata dai patrioti triestini. Ma è un fatto anche che il nome di Rosolen sia stato l’unico a circolare in questi mesi come alternativa a Dipiazza e che alcuni sondaggi abbiano pesato il consenso dell’assessore.
Nella sua lettera, Rosolen invita a non avere una visione limitata dell’impiego dei fondi europei e a non ragionare per compartimenti stagni, evidenziando la necessità di intrecciare le strategie per Porto vecchio, porto nuovo e una zona industriale da bonificare e rilanciare, ripensando tutta l’area affacciata sul mare con un «progetto di caratura internazionale», che punti sulla creazione di nuovi poli di manifattura, alta ricerca e formazione. Il ragionamento è piaciuto anche negli ambienti che contano e il presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino è stato ad esempio fra i primi a complimentarsi ieri.
Dipiazza non legge fra le righe un tentativo velato di autocandidatura, ma ugualmente non deve aver gradito una lettura diversa rispetto alla strategia sul Porto vecchio, per la quale Rosolen sembra immaginare un masterplan che non rappresenta l’impostazione del sindaco.
Quest’ultimo comunque valorizza i punti di comunanza: «Quello che scrive Alessia è quello che dico da sempre. Porto nuovo: i tedeschi, gli ungheresi e punti franchi. Zona industriale: la chiusura della Ferriera ha tolto il tappo. Il Porto vecchio, con tutto quello che sta succedendo». Per Dipiazza, «Alessia è una ragazza con intelligenza superiore ed è uno dei migliori assessori di Fedriga. Non vedo motivazioni particolari, oltre alla volontà di scrivere una lettera in cui mi rivedo. Io sono il candidato del centrodestra e attendiamo il candidato del centrosinistra».
Rosolen assicura di non covare alcuna ambizione su Palazzo Cheba: «Sono felice di aver incontrato tanta condivisione e stupisce che mi si attribuiscano retropensieri. Dipiazza non è in discussione e non c’è volontà di dividere il centrodestra: sono semplicemente una cittadina di Trieste, che ha la fortuna di fare l’assessore regionale, e ho voluto illustrare le linee del lavoro che la Regione ha presentato a Roma in vista del Recovery Fund, precisando che non c’è solo il Porto vecchio. Dietro una grande opportunità ci deve essere un grande lavoro: immaginare il futuro e mettere insieme le cose è il minimo che si possa chiedere a chi fa politica».
La stagione di una Rosolen che spariglia i tavoli del centrodestra è alle spalle, ma resta il fatto che l’ex missina è considerata dagli alleati (con l’eccezione di Forza Italia, dove non sono dimenticate le antiche ruggini) e fra i giallorossi come l’unica alternativa a Dipiazza nel campo conservatore.
Non ci sono però solo le lodi. Il Pd regionale critica l’intervento di Rosolen con Renzo Liva e Salvatore Spitaleri: «La giunta regionale ha presentato al governo una lista di interventi del tutto incoerenti rispetto alle finalità delle risorse europee. Per Trieste hanno visto in Porto vecchio l’area ideale per trasferire uffici regionali: con quale impatto economico? È forse questa la domanda che l’assessore Rosolen pone alla giunta e al sindaco? Serve visione e non improvvisazione o metodo-spezzatino. Il porto di Trieste è comunque tra le priorità del governo e non lo scopre Rosolen che è correlato al Porto vecchio e al retroporto».
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