La lettera dello scrittore Pap Khouma: «Io, italiano nero, vi dico che i senegalesi non devono farvi paura»
Nel mese di febbraio 2017 a Milano un’importante catena alimentare americana, per motivi promozionali, ha piantato provvisoriamente delle palme e successivamente dei banani in Piazza Duomo vicino alla zona dove aprirà un grande negozio. Tanti milanesi hanno protestato contro la presenza di queste due piante che dicono deturpare l’immagine della loro città. Politici, opinionisti e parte della stampa - Vittorio Sgarbi, il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, telegiornali della Rai - hanno irriso o condannato l’invasione di queste piante diffuse in Africa.
C’è chi ha usato la solita arma della paura, collegando la presenza delle due piante all’invasione di immigrati e agli sbarchi di scimmie. Dei consiglieri comunali milanesi hanno protestato nell’aula del Comune esibendo delle banane gonfiabili. Un gruppo di ragazzi ha sentito il dovere di incendiare una delle palme, forse per lavare l’affronto. Alla fine, quel negozio che si chiama “Coffee” aprirà nel cuore di Milano e venderà proprio del caffè, frutto di un’altra pianta di origine africana. Quanti milanesi e politici andranno a protestare davanti al negozio per ristabilire la dignità lesa della città contro la minacciosa invasione del caffè?
Una di queste proteste contro l’invasione straniera si è spostata in questi giorni a Duino-Aurisina, una bella cittadina adriatica, tra Monfalcone e Trieste.
La decisione di qualche centinaio di senegalesi residenti in Friuli Venezia Giulia di comprare un vecchio mobilificio fuori dal paese per trasformarlo non in moschea ma in un luogo di ritrovo sociale e anche spirituale ha scatenato una profonda divisione tra gli abitanti. Questi senegalesi sono musulmani e appartengono alla confraternita religiosa Murid, che è un ramo sufi. Anche qui, c’è chi ha sfoderato l’arma dell’invasione, del pericolo, della paura e ha raccolto centinaia di firme per impedire ai senegalesi di acquistare lo stabile.
Amadou Fall è il portavoce e il tesoriere della comunità senegalese, arrivato in Italia nel 1984, ha studiato nel Collegio del Mondo Unito con sede a Duino-Aurisina, che dal 1982 ha accolto studenti di ottanta Paesi diversi. Come lui, degli ex studenti sono rimasti a vivere lì, hanno contribuito alla crescita economica e fondato famiglie proprio in Friuli Venezia Giulia. Fall e i suoi compagni non vogliono scontrarsi con quella parte ostile degli abitanti o dare importanza alle loro dichiarazioni xenofobe.
Lui e la sua comunità, tra cui tanti naturalizzati italiani, non vogliono limitarsi a rivendicare il diritto di ogni cittadino o immigrato regolare ad acquistare uno stabile e destinarlo ad attività lecite. Vogliono privilegiare la via del dialogo con tutti e si sforzano di spiegare agli abitanti, ai giornali e alle televisioni che la comunità murid, residente dagli anni ’80 e ben inserita nella regione, ha sempre dimostrato intenzioni profondamente pacifiche e per indole continuerà su quella strada anche nel futuro. Questi senegalesi lavorano nei piccoli e grandi stabilimenti del territorio (Fincantieri, ecc..) dal lunedì al sabato e. spesso anche la domenica. A loro rimane poco tempo da dedicare alla vita sociale e religiosa a cui hanno diritto e a cui non vogliono rinunciare per non spaventare chissà chi.
«Prega come se dovessi morire domani ma lavora come se non dovessi morire mai», ha sentenziato il fondatore del muridismo che si chiamava Ahmadou Bamba M’Backé detto Khadim che significa l’umile servitore (Senegal 1853-1927). Nei tanti poemi religiosi che ha scritto, Khadim ha tracciato altri pilastri irrinunciabili per i murid di ogni luogo: il dialogo con tutti, il rispetto e la convivenza pacifica con religioni, culture, etnie, tradizioni altrui, l’umiltà e soprattutto la non violenza a oltranza e il rispetto verso la terra e i popoli di cui si è ospiti.
L’islam senegalese è composto da diverse confraternite di obbedienza sufi e che hanno sempre e all’unanimità respinto e condannato senza compromessi ogni forma di fanatismo religioso. Tutti i senegalesi stanziali o emigrati ripetono con orgoglio di appartenere a un Paese con più del 90% di musulmani che ha avuto avuto per vent’anni (1960-1980) un presidente della Repubblica di religione cattolica (meno del 10% della popolazione) che era un ex seminarista e un appartenente a una minoranza etnica: il poeta Leopold Sedar Senghor (1906-2002), amato e sostenuto dai murid. In Senegal, paese di provenienza dei membri della comunità murid del Friuli Venezia Giulia, la questione delle differenze religiose non si limita soltanto alla semplice tolleranza, ma è vissuta in maniera naturale e con una parità effettiva.
Chi si reca in Senegal non si deve stupire di vedere nello stesso quartiere moschee e chiese erette a poca distanza e di sentire l’appello dei muezzin e il rintocco delle campane nello stesso luogo. Cristiani e musulmani si sposano, convivono nella stessa casa, festeggiano insieme la Pasqua, il Natale, l’Aid el kebir, l’Aid el fitr... In ogni caso sarebbe sciocco non evidenziare che tra i murid esistono degli individui sleali, come in ogni comunità o religione. Però, piaccia o no, è inevitabile la convivenza tra italiani, immigrati regolari o irregolari, nuovi cittadini, musulmani, africani, neri, meticci. Allora, a Duino-Aurisina o in altri luoghi, la strada migliore è quella del dialogo proposto in questi giorni da Amadou Fall e da altri duinesi di buon senso per arrivare a compromessi e possibili alleanze, per ribadire, stabilire e fare rispettare le regole di convivenza comune. L’altra strada, anch’essa percorribile a Duino-Aurisina, sarebbe quella di avvelenarsi reciprocamente l’esistenza a beneficio esclusivo dei tanti manipolatori, opportunisti e mediocri che fondano la loro carriera politica sui presunti conflitti sociali e religiosi e fomentano l’odio contro tutto ciò che è diverso o lo sembra, con slogan banali ma purtroppo efficaci e alla fine distruttivi per tutti. Di queste persone dovremmo avere paura tutti.
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