La Lega lancia la regione “Friuli e Trieste”
TRIESTE. Abbandonate le mire secessioniste, la Lega Nord riprova a mettere mano alla cartina geografica. Proprio qui, in questo angolino d’Italia: i padani di casa nostra, vale a dire il gruppo consiliare di piazza Oberdan, non ne possono più della dicitura “Friuli Venezia Giulia”, che giudicano «obsoleta», «antistorica» e addirittura «mortificante», e domandano di cambiare nome alla regione. Meglio optare per un più secco “Friuli e Trieste”: «Entità distinte di pari dignità, e complementari per chi intende rafforzare il proprio ruolo geopolitico, economico, culturale e logistico in ambito europeo», osservano Claudio Violino, Mara Piccin e Barbara Zilli.
A riguardo i tre esponenti del Carroccio hanno preparato una mozione da discutere in aula. Il documento impegna la giunta ad «attivarsi presso il governo centrale per scongiurare ogni ipotesi di indebolimento dell’autonomia della Regione, che anzi deve essere rilanciata e valorizzata nelle sue peculiarità, a partire dalla dicitura». La proposta non si ferma qui: l’esecutivo Serracchiani dovrà bussare le stanze dei poteri forti romani affinché si decida una volta per tutte di affiancare al termine “Friuli” la sua traduzione “Friûl” in tutti i documenti ufficiali, a partire dalla Costituzione. «Per correttezza legislativa e per rispetto dell’articolo 6 della Costituzione stessa – insiste il Carroccio – in analogia a quanto hanno fatto Südtirol e Valle d’Aoste».
Spiegano ancora i consiglieri: «Con la modifica costituzionale del 2001, il nome della nostra Regione all’articolo 116 è stato modificato, passando da Friuli-Venezia Giulia a Friuli Venezia Giulia, con l’eliminazione del trattino. La cancellazione non è solo un pasticcio legislativo ma un maldestro intervento ideologico che dilania l’identità linguistica di popoli distinti e diversi. L’aggravante è costituita dal fatto che Roma, mentre polverizzava la storia del Friuli e di Trieste, concedeva significative aperture culturali e linguistiche a Trentino-Alto Adige, divenuto Trentino-Alto Adige /Südtirol, e Valle d’Aosta, divenuta Valle d’Aosta/ Valle d’Aoste). Perché Friuli e Trieste vengono discriminati?». Lo Stato, dunque, «deve sanare questa ferita» ed evitare di commettere «ulteriori soprusi nei confronti dell’identità culturale, della storia e delle peculiarità linguistiche del popolo friulano e delle altre minoranze del territorio». La mozione invita a «riflettere sul concetto di Venezia Giulia, indissolubilmente legato alla volontà espansiva dell’Italia nell’area balcanica». «Il superamento di una propaganda dal vago sapore revanscista – riflettono Violino, Piccin e Zilli – che intende perpetuare diciture ormai obsolete e antistoriche, rappresenterebbe un significativo passo in avanti».
Con la mozione i leghisti puntano a valorizzare tanto il capoluogo tanto il territorio friulano. «Trieste ha rivestito, nel corso dei secoli, un ruolo strategico dal punto di vista geopolitico e pare ingeneroso e illogico occultarne il prestigio con espedienti linguistici discutibili», scrivono. E per il Friuli: «Perché nessuno fiata se alla minoranza linguistica Roma mette il silenziatore?». Ma «questa non è una battaglia di retroguardia – ci tengono a precisare – esigiamo che si riconoscano i valori e le preziosità di Friuli e di Trieste, diversi e complementari, preziosi ma ghettizzati».
La Lega però non incassa nemmeno il sostegno delle altre forze di opposizione. Il consigliere triestino di Fi Bruno Marini, pur ammettendo che l’attuale dicitura è «troppo lunga e andrebbe sostituita con un più sintetico e fruibile “Friulgiulia”», respinge l’idea del Carroccio. «Che fine farebbe Gorizia?», rileva il berlusconiano. «La loro proposta è inaccettabile, priva di senso – rincara – questo è nazionalismo friulano». Sarcastico il commento della coordinatrice regionale Sandra Savino: «Nel 2020 appena il 7% della popolazione mondiale sarà europea... La Lega si occupa di questo?». Neanche il Pd gradisce: «È evidente che la Lega non ha altro da fare», taglia corto il parlamentare Ettore Rosato.
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