La Lega accantona le ambizioni comunali: ok alla ricandidatura di Dipiazza nel 2021
TRIESTE «Di chi dovrei avere paura, del diavolo?». Dice proprio così, Roberto Dipiazza. Il sindaco di Trieste non teme nessuno, non dopo avere sconfitto tre avversari diversi (quattro con la prima elezione a Muggia). E non sembra nemmeno avere problemi di tenuta dell’alleanza sulla sua ricandidatura. Se Fratelli d’Italia preferisce rimandare il tema comunali 2021 all’autunno, da Lega e Forza Italia arriva un deciso via libera all’ipotesi del Dipiazza IV.
Già lo scorso novembre il sindaco aveva fatto capire di voler essere ancora della partita da protagonista. «La gente mi saluta, mi ringrazia, mi abbraccia, perché non dovrei riprovarci?», erano state le parole di sette mesi fa, a trasmettere la voglia di un’altra stelletta sulla giacca, l’aspirazione di poter governare Trieste fino al 2026 per completare l’opera, in particolare l’operazione Porto vecchio, il nuovo rinascimento della città. Dipiazza è convinto che la sua popolarità vada al di là degli avversari. E alla domanda sulla ricandidatura, non si pone nemmeno il problema di citarli. «Ho avuto come rivali Federico Pacorini, poi Ettore Rosato, infine Roberto Cosolini», ricorda prima di fare quella battuta, quella sul diavolo.
Ma i partiti che ne pensano? La posizione chiave è naturalmente quella della Lega, che alle comunali 2016 non è stata la lista più votata del centrodestra (9,8% contro il 14,5% di Forza Italia e l’11,6% della lista del sindaco), ma che alle regionali del 2018 ha ribaltato le gerarchie: nella circoscrizione triestina ha toccato quota 30%, con gli azzurri al 12%. E proprio da lì, dall’assessore regionale Pierpaolo Roberti, che di Dipiazza è stato vicesindaco per due anni e che della Lega è il segretario provinciale, arriva la benedizione. «Ogni amministrazione che funziona deve poter continuare il lavoro – dichiara Roberti –. La giunta comunale sta governando bene e, se il sindaco mantiene la disponibilità, non ci saranno ostacoli alla ricandidatura». Proprio di Roberti, come poi dell’attuale vicesindaco Paolo Polidori, si era parlato come di un possibile successore, ma la Lega non pare dunque puntare alla poltrona. Non con Dipiazza in pista. Stessa opinione arriva da Forza Italia. Il consigliere comunale Bruno Marini, anzi, commenta con entusiasmo il rinnovato passo avanti del sindaco: «Sono assolutamente convinto che la ricandidatura sia una cosa utile e necessaria. Dipiazza è l’unico candidato che il centrodestra ha a disposizione ed è fondamentale che la coalizione si impegni compatta per riportarlo alla guida della città e consentirgli di concludere i progetti aperti, a partire dal Porto vecchio, dal campus scolastico di via Rossetti e dalla galleria di piazza Foraggi». Marini non dimentica la recente iniziativa di mediazione per far sì che il prossimo 13 luglio, occasione della restituzione del Narodni dom alla minoranza slovena, i presidenti di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Borut Pahor, si rechino assieme alla Foiba di Basovizza. «Sono stato il primo a lanciare la proposta – dice il forzista –. Se Dipiazza la concretizza, saremo davanti a un fatto storico. E solo per questo il sindaco meriterebbe la riconferma con il 75% dei consensi».
Solo FdI rinvia il tema. «Ci siamo ripromessi di parlarne a ottobre – fa sapere il segretario provinciale e capogruppo in Regione Claudio Giacomelli –. In questa fase d’emergenza gli amministratori devono guidare un arco politico il più possibile coeso, alle elezioni guarderemo più avanti». La vicenda del Narodni dom? «Non incide in nessun modo sul nostro giudizio in merito all’operato del sindaco, è una questione totalmente distinta». Ma sull’argomento FdI non cambia di certo idea: «In un momento di così grave crisi economica, in cui non arrivano nemmeno le casse integrazioni, continuiamo a pensare che sia un insulto agli italiani che non ce la fanno il fatto che il governo regali 10 milioni a due associazioni private, oltre ai 5 già dati al Narodni dom di San Giovanni negli ultimi anni e ai 500 milioni di lire del 1957. Saremmo l’unico Paese al mondo che paga ancora risarcimenti per vicende di un secolo fa». —
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