La Hit punta al Casinò di Venezia

La società slovena partecipata al 49,3% dallo Stato vuole acquisire la concessione trentennale
Di Mauro Manzin

TRIESTE. La pallina della roulette del Casinò di Venezia venerdì scorso si è fermata sullo zero. Tanti infatti, ossia nessuno, erano le proposte all’asta pubblica per la gestione trentennale della storica casa da gioco della città dei dogi. Della fumata nera ne hanno approfittato gli sloveni della Hit che gestiscono in tutta l’ex Jugoslavia case da gioco (Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro), ristoranti e agenzie di viaggio. Un’offensiva imprenditoriale scatenata poche ore dopo che è trapelata la notiza che lo Stato sloveno, nella seconda fase della privatizzazione, ha intenzione di vendere le sue quote pari al 49,3 per cento della Hit. Lungimiranza della Slovenia o scarso senso degli affari da parte dello Stato del Tricorno? Sta di fatto che l’interesse della Hit per Venezia rimescola un po’ le carte in tavola. Certo se lo Stato vende tutto il suo pacchetto azionario e qualcuno dovesse acquisirlo in toto diventerebbe u n socio alquanto influente nelle scelte della società.

Alla Hit, comunque, sembrano avere le idee molto chiare. «Abbiamo deciso di manifestare il nostro interesse - spiega a Mf l’amministratore delegato della società, il 41enne capodistriano, Dimitrij Piciga - in quanto il progetto di privatizzazione del Casinò di Venezia rappresenta un unicum e una particolarità storica mondiale». Quanto richiesto nel bando elaborato dal Comune di Venezia però avrebbe destato non poche preoccupazioni ai partner finanziari della Hit. La parte più controversa e problematica sarebbe quella relativa alle tempistiche deò rientro dell’investimento che, secondo i finanziatori sloveni, non rispecchierebbero quelle che sono le dinamiche mondiali dei mercati moderni. «Per questo motivo - spiega Piciga - abbiamo deciso di optare per un tavolo di confronto con la proprietà».

Hit, comunque, nell’importante operazione finanziaria non è sola. «C’è un importante gruppo finanziario non europeo - precisa ancora l’ad - appartenente al nostro settore e supportato da un gruppo di fornitori di macchine per il gioco». Piciga non svela il nome del partner ma assicura che è molto concentrato su Venezia e vanta numerose partnership finanziarie. Gestire il Casinò di Venezia significa sopportare ingenti spese con pesanti obblighi finanziari nella gestione della casa da gioco. Per questo alla Hit sono sicuri che tale situazione porterà la proprietà del Casinò di Venezia a rivedere la piattaforma negoziale in modo da rendere l’acquisizione decisamente più appetibile. Il Comune vuole acquisire con la concessione trentennale 500 milioni, troppi per i potenziali acquirenti sloveni.

La Hit con Venezia farebbe decisamente bingo soprattutto per il suo piano di offrire esperienze multiple in grado di coniugare il gioco d’azzardo alle attività più prettamente collegate al turismo e al tempo libero. Ora tutto è nelle mani del Comune di Venezia il cui sindaco, Giorgio Orsoni dopo l’asta deserta ha assicurato: «Il Casinò non è in perdita, è un’azienda sana, che dà utili, seppur pochi». La trattativa, dunque, è appena agli inizi.

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