La guerra “senza confini” tra tassisti e autisti abusivi

TRIESTE Tre “corsie” in cui l'anarchia regna sovrana e gli spazi d’azione per chi lavora seguendo le regole si restringono sempre di più. Da una parte i conducenti senza arte né parte, ma soprattutto senza licenza, di nazionalità turca, rumena e sudamericana, e dall'altra i colleghi d'oltreconfine che vengono a lavorare a Trieste impropriamente durante i grandi eventi, assieme anche a quelli delle piccole città vicine come Staranzano o Ronchi. I tassisti triestini denunciano ancora una volta queste irregolarità, dicendosi «stufi del mancato controllo da parte delle forze dell'ordine».
Siamo quasi a metà estate e come ogni anno il problema principale si riscontra sempre nella Baia di Sistiana, dove la “vida loca” si concentra nei locali lungo il mare. I protagonisti della vita notturna, i giovani che escono dalle discoteche, senza accorgersene, ignari, s'infilano in macchine di autisti che in realtà o non potrebbero proprio esercitare la professione, non avendo la licenza, oppure avendola, ma straniera, violano comunque la legge. Per il principio di territoritorialità infatti un tassista di un altro Comune o Paese può esercitare la propria professione solo su chiamata e se riporta il proprio cliente nell'area da cui proviene. «I tassisti sloveni che vengono qui a Trieste a imbarcare perché hanno un cliente che richiede di essere riportato a Capodistria, lavorano correttamente. La loro attività, in questo caso, è lecita - spiega Mauro Detela, rappresentante regionale Uritaxi -. Ma i taxi di Capodistria che lavorano sul nostro territorio soprattutto durante i grandi eventi, operano in modo abusivo e a nostro danno».
Un aiuto l'hanno chiesto un mese fa circa anche al sindaco di Duino Aurisina, Vladimir Kukanja, con cui i rappresentanti di categoria hanno discusso di questo problema: il primo cittadino non ne sapeva nulla. «Ci hanno spiegato le loro difficoltà, - dice Kukanja - e noi abbiamo sollecitato le forze dell'ordine ad aumentare i controlli. Anche se è un po' difficile controllare questa situazione, perché non compare la scritta “taxi” sull'auto. Ma faremo la nostra parte per intensificare le verifiche sul territorio». «Alla fine, però, siamo sempre nella stessa situazione», risponde Davide Secoli, presidente Radio Taxi. Anche nello scorso weekend, spiega, il problema si è riproposto, nonostante i tassisti triestini avessero preso un accordo con il Cantera, «dove dal 17 giugno siamo autorizzati a sostare all’interno del parcheggio privato, per dare servizio continuativo alla clientela - ribadisce Secoli -. Il problema è che fuori c'è il mondo: auto senza licenza che arrivano da Slovenia, Croazia e da altri Paesi. C'è la solita anarchia e nessuno fa rispettare le regole».
I mezzi usati finora non sono serviti a nulla. Qualche esposto, una segnalazione recente all'ex assessore del Comune di Trieste Edi Kraus. «Ma non sappiamo più che cosa fare nemmeno noi, siamo esasperati», afferma Secoli.
C’è poi un altro fenomeno sempre più diffuso, che sta rubando consistenti fette di mercato agli operatori “regolari”: improvvisati conducenti stranieri, ovviamente senza uno straccio di licenza, scorrazzano in giro i loro concittadini. «Sempre più spesso per esempio - denunciano i tassisti - cittadini turchi accompagnano i camionisti appena sbarcati o in attesa di salire a bordo dei traghetti in partenza da Riva Traiana, portandoli per esempio a fare la spesa nei vicini discount. Ci sono poi i sudamericani che portano le signore anziane al mare e i rumeni, che gestiscono i traffici tra di loro».
E per chiudere il “cahier de doleance”, i tassisti denunciano poi la presenza di qualche "pecora nera" all’interno del loro stesso gruppo. «Nell'area di fronte alla stazione dei pullman sembra di essere nel Far West - dice qualcuno -, lì i nostri colleghi sparano prezzi assurdi ai turisti, danneggiando così anche noi. È logico che poi, se arriva uno sloveno con una tariffa minore, i turisti la seconda volta non ci pensano su e evitano senza alcuna esitazione di prendere un taxi italiano».
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