La guerra in via dell’Eremo tra residenti e “alberi killer”
Da tempo l’ultimo tratto in salita di via dell’Eremo verso il Ferdinandeo è sotto la minaccia di un gruppo di “bombardieri americani”, temibili nemici che causano preoccupazione tra i residenti. Si tratta degli alberi del Moro degli Osagi (“maclura pomifera”), importati e piantati dagli americani nella metà del secolo scorso, ma in Italia considerati infestanti al punto di essere stati vietati in molti comuni. Alberi, e qui sta il vero problema, in grado di sganciare frutti che vanno dai 4 etti fino al chilogrammo di peso, da un’altezza anche di sette metri. Vere e proprie “bombe”, insomma, che rischiano di fare davvero male a passanti e auto in sosta.
E se, miracolosamente, non si registrano ancora bambini o anziani mandati al Pronto soccorso delle piante nemiche, sono invece documentati diversi casi di macchine danneggiate, che hanno fatto scattare altrettante domande di risarcimento. Aaron Ravalico, per esempio, spiega di aver subito la rottura del suo parabrezza. Piero Bensi, invece, riferisce di essere stato risarcito già due volte dal Comune in seguito ai danni alla carrozzeria.
Magari, verrebbe da dire, i residenti potrebbero decidere di posteggiare altrove. Questo però li obbligherebbe a percorrere un tratto di strada piuttosto lungo e in salita, data la conformazione della zona. In più, spiegano gli stessi abitanti, la strada in questione è molto stretta e senza marciapiede, al punto che al passaggio di una macchina si è costretti ad accostare al versante esposto al tiro degli “alberi bombardieri”. E lì, a causa della rottura dei maxi frutti, si forma spesso un tappeto limoso, sul quale si può scivolare facilmente. Come se non bastasse pare che alcuni interventi di potatura effettuati in passato abbiano finito per peggiorare le cose, favorendo lo sviluppo in altezza delle “piante killer” al punto che la chioma di una di queste ha formato un arco che copre interamente la strada da un lato all’altro, non lasciando altre opzioni se non di passarci sotto correndo i relativi rischi. Un incubo senza fine, insomma, per i residenti. «Pensi che una mia amica - racconta la signora Angela Stegel - si è vista cadere uno di quei frutti davanti agli occhi, a pochi centimetri dalla sua faccia».
Ma i Mori degli Osagi non hanno solo demeriti, sostiene un altro residente, Harald Fuschino, che di professione fa il biologo: «Quegli alberi sono una barriera naturale contro il vento più forte e il passaggio dei cinghiali». Aggiunge poi, scherzando, che i frutti contengono isoflavoni e quindi avrebbero proprietà anti-tumorali e anti-infiammatorie. Inoltre dai loro fusti si potrebbe ricavare legno ottimo per fare archi, sull’esempio degli indiani d’America.
Ironie a parte, va detto che la situazione era già stata segnalata più di un anno fa dalla circoscrizione al Comune, che aveva a sua volta assicurato la disponibilità a rimuovere gli ospiti sgraditi. Salvo poi ritrattare in seguito, adducendo problemi di bilancio che non avrebbero consentito di dar corso ad un intervento giudicato troppo complesso e costoso, e suggerendo una soluzione alternativa. Quale? L’organizzazione di una “giornata del verde” in cui sollecitare e autorizzare i cittadini ad intervenire autonomamente, ad esempio con la potatura in altezza degli alberi per limitare i pericoli. Infine, durante l’ultima seduta della circoscrizione, il problema è stato di nuovo portato all’attenzione dell’assessore ai lavori pubblici Elisa Lodi. «Per venire incontro alle esigenze della cittadinanza - riferisce Lodi - abbiamo acconsentito a fare controlli più ampi durante la fioritura e a procedere in tempo alla rimozione dei frutti». «Speriamo che questa volta la promessa venga davvero mantenuta - commenta la presidente Alessandra Richetti del M5S -, visto che si tratta di interventi che vanno a interessare le aree di passaggio delle persone come strade e sentieri».
Rimuovere i frutti però, fa notare qualcuno, rappresenta comunque un intervento tampone e non risolutivo. Perchè invece non sconfiggere definitivamente il “nemico” sradicando tutte le piante? Perchè si tratta appunto di un’operazione lunga e costosa, fa notare Lodi. «Non la escludiamo comunque a priori - conclude -. Al contrari siamo pronti ad avviare le necessarie verifiche tecniche».
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