La grande corsa dei fedeli per salvare Monte Grisa

Dopo l’appello lanciato da padre Moro in due settimane sono arrivate offerte per circa 11mila euro. «I triestini hanno capito l’importanza di questo luogo»
Di Gianpaolo Sarti

Una mano al cuore e una al portafoglio. L’appello di padre Luigi Moro, il rettore di Monte Grisa, sta funzionando: nel giro di un paio di settimane, da quando è scoppiato il caso dei “lavori in bolletta” al santuario, il sacerdote è riuscito a raccogliere già 11 mila euro. «I triestini hanno capito l’importanza di questa chiesa e mi stanno aiutando», dice il prete.

Moro, come documentato dal giornale, aveva avviato (e praticamente concluso) una maxi-ristrutturazione del tempio per oltre mezzo milione di euro. Ma, come ammesso da lui stesso, senza avere soldi sufficienti. Per l’impianto di riscaldamento ha potuto beneficiare di 60mila euro della Fondazione CrTrieste e 147mila dalla Regione. Altri 60mila li ha messi di tasca sua. Ma per gli altri interventi, tra cui la ripavimentazione, un paio di nuovi altari e le dorature di svariati suppellettili, si è indebitato con le imprese: stando ai calcoli del prete servono 300 mila euro. «Nessun problema, sono tutti amici miei», aveva assicurato. Nel frattempo il rettore si è rivolto alla città sollecitando i triestini a contribuire, con la promessa di incidere su un'epigrafe in marmo i nomi e i cognomi di chi avrebbe donato cifre superiori ai mille euro.

Una richiesta che ha suscitato un certo scalpore nei giorni scorsi. Ma non è mancato chi si è fatto avanti. «Mi hanno contattato tanti fedeli...», riferisce il padre. «Parte di quegli 11 mila euro servono innanzitutto per pagare la Via Crucis - precisa il rettore del santuario - che era stata divelta dai vandali con un rito esoterico. Comunque - spiega ancora - in queste settimane si è riacceso l’interesse attorno alla chiesa, proprio grazie al fatto che se n’è parlato in lungo e in largo. Ora si stanno muovendo molte persone con iniziative di solidarietà. C’è una sensibilità ritrovata, si è avvicinata moltissima gente. È davvero una cosa importante, perché questo posto è stato lasciato andare per decenni. Monte Grisa è un luogo simbolico che racconta la nostra italianità. E ha anche una valenza turistica...pensiamo solo a chi viene a Trieste con le crociere e ci vede dal mare. Io avevo il dovere di sistemare il santuario - puntualizza padre Moro - avevo il dovere di riconsegnare a Trieste quello che considero a tutti gli effetti un monumento, un punto di riferimento anche per chi non è religioso. D’altronde il vescovo Crepaldi mi ha chiamato qui, in questa città, proprio per questo. Ho avviato tutti questi lavori proprio su sua richiesta. Io sono un missionario, sono a Trieste per tirar su un santuario che era conciato malissimo. Il mio è un servizio alla diocesi».

Il rettore del tempio ha un sogno: fare di Monte Grisa un vero e proprio parco. «Sì - conferma - è il mio desiderio. Domanderò al sindaco Roberto Dipiazza di rivedere il Piano regolatore. Perché questo angolo di spiritualità non ha solo una valenza religiosa: è per tutti. Pensiamo soltanto al paesaggio, al verde, al silenzio. Ecco - conclude il sacerdote - vorrei che lo spazio intorno al santuario diventasse un grande parco». Non si sa se il rettore abbia in mente qualche altro ritocco e se, in piena sintonia con la Curia, abbia immaginato i costi. O se ha già accordi con il Comune o, ancora, se stia preparando un nuovo appello, magari con una doppia lapide di marmo dove incidere, a imperitura memoria, altri nomi di generosi triestini.

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