La grande avanzata di asfalto e cemento spariti in un anno 291 ettari di suolo
TRIESTE Aumenta in Friuli Venezia Giulia il consumo di suolo, con 291 ettari di terreno “mangiato” nel 2017 che portano il suolo intaccato del territorio a un totale di 70.571 ettari contro i 70.280 dell’anno precedente. I numeri sono quelli del nuovo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). In regione è l’incremento del consumo il dato più eclatante: l’Ispra conteggia un +0,41% sul 2016, che quasi doppia la media nazionale dello 0,23 e proietta la regione al secondo posto in Italia dopo il solo Veneto e prima del Trentino Alto Adige.
I maggiori incrementi di consumo si sono verificati nelle regioni del Nord e nello specifico del Nordest: cifre che l’Ispra mette «facilmente in relazione con la ripresa economica», dato confermato dagli indicatori e propedeutico a una accelerazione delle infrastrutture. Più che di consumo del suolo per uso residenziale o produttivo si denota un incremento degli spazi destinati alle infrastrutture legate a trasporti e logistica, come la terza corsia autostradale che occupa 114 ettari, il polo intermodale di Trieste Airport, con circa 8 ettari, o il parco fotovoltaico di Monfalcone, affiancate da interventi importanti anche in ambito commerciale. Percentualmente, nel 2017 il consumo di suolo risulta più elevato a Trieste (23,1%) e Gorizia (14,3), mentre Udine è prima per consumo pro capite e - decisamente - per incremento di consumo in ettari: 182 contro i 10 di Trieste, i 16 di Gorizia e gli 83 di Pordenone. Da rilevare anche che il Fvg è la regione con il maggiore incremento di consumo nella fascia costiera (fra 1 e 10 km dalla linea di costa).
Naturalmente diverse le interpretazioni. Per il presidente regionale di Ance Andrea Comar «non va demonizzato il concetto di consumo del suolo: sappiamo tutti quanto sia prezioso, ma ciò non ci deve impedire di crescere e svilupparci. Certo occorre farlo in maniera coscienziosa. Basti vedere i dati del rapporto per comprendere come siano le infrastrutture a “consumare” suolo, indice di una ripresa economica che non può prescindere da realtà infrastrutturali moderne e all’avanguardia. L'obiettivo primario è il riuso di strutture in loco e il loro miglioramento estetico e funzionale. Abbiamo proposto l’abbattimento di strutture ex militari degradate per farne parchi che, oltre a migliorare la qualità della vita degli abitanti e a restituire aree non cementificate al territorio, aumentano il valore del costruito. Basti vedere Cormons e il parco realizzato al posto di una vecchia struttura degradata agli inizi del centro abitato che ha rivalutato l’impatto visivo dell’ingresso cittadino», chiude Comar.
Secondo Luca Cadez, responsabile territorio e paesaggio Legambiente Fvg, «non si tratta di essere favorevoli o contrari allo sviluppo economico: il nodo è che non si può continuare a costruire nelle campagne e le nostre sono piene di capannoni dismessi affiancati da nuove strutture. E non è solo un problema di quantità, ma anche di dove queste strutture sono realizzate, con tutti i problemi di funzionalità ecosistemica che ne derivano. Va attuato un processo di rigenerazione e recupero di strutture dismesse esistenti: ci sono tutte le ex caserme che andrebbero rigenerate e riutilizzate per scopi civili».
Sul fronte politico l’assessore regionale a Infrastrutture e territorio, Graziano Pizzimenti, ricorda che «abbiamo appena approvato una delibera sullo stanziamento di 12,2 milioni di euro per l’edilizia agevolata, perché puntiamo a rigenerazione e riuso del patrimonio abitativo esistente. Quanto a nuovi capannoni in Friuli non vedo in verità tante gru in giro». Dall’assessorato all’Ambiente fanno sapere che è stato avviato un iter sul Prae - strumento programmatorio mirato a assicurare lo sfruttamento sostenibile delle risorse minerarie - atto a regolamentare e evitare la proliferazione incontrollata di cave sul territorio, con consumo di suolo. —
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