La giunta tira dritto sui “mille divieti”

Un parere, in democrazia, non si nega a nessuno. Sempre che tale parere, ovviamente, non si faccia veto. Da manuale, in tal senso, è il percorso fin qui seguito dal nuovo Regolamento di polizia urbana, quello a trazione leghista assai già dibattuto prima di vedere la luce per il semplice fatto di annunciare (tra le altre cose, diverse delle quali condivise obiettivamente in modo trasversale dai partiti) la recisione di lucchetti e catene che dovessero abbarbicare la bici di qualcuno a un palo, un semaforo o una ringhiera, nonché multe da 150 a 900 euro per chi dovesse venir beccato a sedersi su un marciapiedi o sulle scalinate di una chiesa o un monumento (o peggio sdraiato su una panchina) ma soprattutto nuove sanzioni, sempre da 150 a 900 euro, non solo per chi l’elemosina la chiede ma anche per chi la elargisce sulla pubblica via: un passaggio, quest’ultimo, che tormenta in particolare gli animi cattolici più sensibili e osservanti della maggioranza di centrodestra, e che potrebbe costituire il primo vero grande scoglio ideologico per la coalizione che sostiene il regno di Roberto (Dipiazza) terzo.
Approvata la seconda versione del regolamento. È freschissima infatti di approvazione da parte della giunta comunale la seconda versione di tale Regolamento, quella che il “governo” cittadino presieduto dallo stesso Dipiazza ha ripreso in mano proprio dopo la generale bocciatura della prima versione venuta dalle sette circoscrizioni cittadine. Il varo-bis della giunta avvenuto per la precisione lo scorso giovedì - e «all’unanimità» dei presenti, come tiene a sottolineare il “papà” del Regolamento, il vicesindaco nonché segretario provinciale del Carroccio Pierpaolo Roberti - non ha fatto clamore né è finito come le altre delibere sull’albo pretorio on-line del Comune perché si trattava, come precisa sempre Roberti, di una seconda “puntata” di un provvedimento già pubblico. E questa seconda “puntata”, a conti e soprattutto a confronti fatti, ben poco si discosta dalla prima versione.
Poche modifiche. È stato ad esempio «parzialmente corretto» il dettame su bestemmie e turpiloqui in luogo pubblico, le cui multe passano da un range tra 75 e 450 euro a una forbice tra 51 e 309 euro. Dal contestatissimo punto sulle bici è stato levato esclusivamente il passaggio “o a qualsiasi altro supporto esistente” dalla frase, questa sì confermata, che vieta “l’aggancio dei velocipedi ai pali di sostegno della segnaletica stradale e ai semafori, ai manufatti pubblici, agli arredi urbani, ai monumenti, al verde pubblico, a saracinesche, a cancelli, a ringhiere”. Pura accademia, per il momento. Altri due emendamenti tecnici sollecitati dalle circoscrizioni, anticipa ancora Roberti, a partire da quello che derogherà alla giunta la possibilità di consentire affissioni temporanee di striscioni, saranno inseriti in fase di esame del Consiglio sotto forma di emendamenti.
È dunque una sostanziale riproposizione della delibera originaria di settembre, quella per cui le circoscrizioni - anche là dove il centrodestra resta maggioranza come in Quarta, Quinta e Settima - avevano reso appunto i loro rispettivi pareri. Pareri tutti contrari (anche se, ricorda il vicesindaco, «solo la Seconda e la Quarta hanno proposto precisi emendamenti» mentre «la Sesta ha reso una motivazione generale») e al tempo stesso non vincolanti. Il “governo” Dipiazza, insomma, tira diritto verso l’obiettivo. E blinda il provvedimento davanti alle osservazioni dei parlamentini di quartiere.

L'iter per l'approvazione. È però tutto da verificare se, e soprattutto in quale misura, il Regolamento continuerà a rimanere blindato anche da qui in avanti. Sì perché la democrazia non prevede solo i pareri non vincolanti delle circoscrizioni, ma pure i confronti e i compromessi tra le forze politiche che appartengono a una maggioranza. E in questo caso i punti di vista possono diventare vincolanti eccome. I retroscena di Palazzo, confermati in effetti dall’esito rapido e non troppo chiacchierato del secondo passaggio in giunta, raccontano di un centrodestra che ha deciso di provare a fare una sintesi, per scongiurare il rischio di spaccarsi, tra le sedute preliminari delle commissioni tematiche permanenti (la Prima e la Sesta competenti in materia di Affari costituzionali e Vigilanza urbana dovrebbero iniziare a riunirsi tra martedì e mercoledì della prossima settimana) e l’esame definitivo del Consiglio comunale.
Là dove ci si conta per davvero. Lega e Fratelli d’Italia, per quanto se ne sa, non vivono grossi dubbi intestini: la delibera andava bene nella sua prima versione e continua ad andar bene nella seconda. Ma salviniani e meloniani devono comunque trovare un accordo capace di reggere la prova del voto in aula con Forza Italia e Lista Dipiazza, dove invece non si covano le medesime certezze. Questioni di coscienza individuale, ma pure di coerenza elettorale da poter sfoggiare in vista di una campagna per le regionali programmata per il 2018 ma che pende sempre e comunque, quantomeno nelle suggestioni legate al voto politico anticipato, dai destini della legislatura romana.
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