La giunta “resuscita” le vecchie Province. Al voto nel 2021 per eleggerne i vertici
TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia tornerà a votare per le Province nel 2021. La giunta regionale ha tracciato la strada ieri, presentando in commissione Bilancio un emendamento per stanziare 23 milioni per il funzionamento dei «costituendi enti intermedi». Risorse messe a bilancio non per il 2019 ma appunto per il 2021, per creare il capitolo di spesa che assorbirà gradualmente i fondi oggi destinati alle Uti, che via via passeranno ai nuovi enti elettivi di area vasta, il cui nome è avvolto ancora dalla nebbia.
Nemmeno il tempo di chiudere i battenti della Provincia di Udine e redistribuirne patrimonio, personale e mutui, che le Province abolite dal centrosinistra tornano a fare capolino e assorbire risorse. E a sollevare interrogativi, come la futura destinazione dei 400 dipendenti comunali ed ex provinciali oggi in forza alle diciotto Uti oppure il passaggio di mano delle ex proprietà delle Province, che hanno visto la Regione assorbire ad esempio Palazzo Galatti a Trieste e Palazzo Belgrado a Udine.
Ciò che è certo, comunque, è che «il capitolo Uti è chiuso – ha evidenziato l’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti – e questi 23 milioni sono un’altra tappa della riforma degli enti locali». Il primo passo sarà il ddl che entro l’anno renderà facoltativa l’adesione alle Unioni, mentre nel 2019 la giunta varerà la riforma: Roberti non si sbilancia sul numero degli enti d’area vasta e aspetta che «a gennaio si concluda la ricognizione delle funzioni che questi potranno esercitare e che saranno maggiori delle ex Province». Il 2020 partirà la costruzione istituzionale: le ex Province cominceranno a funzionare dal punto di vista burocratico attraendo personale dalle Uti. Nel 2021 si arriverà infine a elezioni.
Le assegnazioni finanziarie accompagneranno l’iter. I 400 milioni destinati nel 2018 alle Autonomie sono andati per 295 ai Comuni e per 105 alle Uti. Per il 2019, la prima manovra della giunta Fedriga ne assegna 360 ai Comuni e 40 alle Uti in via di svuotamento. Nel 2020 almeno una parte del personale delle Unioni passerà ai nuovi enti e con esso una quota dei 40 milioni, che nel 2021 saranno azzerati a vantaggio delle nuove Province, che a quel punto avranno anche i propri eletti.
L’opposizione critica con il dem Roberto Cosolini, secondo cui «si mettono soldi su una cosa che non esiste», mentre l’autonomista Massimo Moretuzzo nota che «i soldi vengono sottratti ai Comuni che pagheranno ancora scelte calate dall’alto». La difesa spetta al leghista Mauro Bordin, che rivendica «la coerenza tra quanto mettiamo a bilancio e ciò che vogliamo fare».
Roberti ha annunciato inoltre di aver avviato il confronto con Uti e Comuni fuori dalle Unioni per chiudere entro la finanziaria le nuove intese per lo sviluppo. La Regione ha chiesto agli enti locali di dare priorità a sicurezza, beni culturali e impianti sportivi: è soprattutto su queste voci che verranno spesi i 70 milioni di mutui a disposizione dell’assessore per i prossimi tre anni, cui si affiancano altri 20 aggiunti ieri con un emendamento. Il Fondo per gli investimenti passa poi da 5 a 11 milioni. «Opere pubbliche e quindi spesa che produce sviluppo», ha evidenziato Roberti. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo