La giunta Fvg apre alla guerra ai videopoker
TRIESTE. La giunta apre alla possibilità di inasprire la normativa sul gioco d’azzardo legale, intervenendo sulla legge affinché sia esteso anche agli esercizi già in attività il divieto di ospitare videopoker e slot machine, se collocati a 500 metri da scuole, biblioteche, chiese, impianti sportivi, strutture residenziali socio-sanitarie, ricreatori, oratori e ludoteche. La proposta arriva dal M5S, con un emendamento alla legge sul commercio che chiede di modificare in senso retroattivo il testo sul gioco d’azzardo varato nel 2014 dal centrosinistra, dove il limite del mezzo chilometro veniva applicato solo alle nuove installazioni.
La manifestazione di disponibilità arriva per bocca dell’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca: «La ludopatia è una piaga, dobbiamo limitare al massimo l’uso dei videopoker, proteggendo le persone più fragili da tale dipendenza. Quando il M5S presenterà l’emendamento, vedremo di formularlo secondo quanto ci dirà l’Avvocatura regionale». Conscia del rischio di contenziosi, già a dicembre la giunta ha infatti chiesto ai propri legali di «capire se è possibile intervenire sulle attività esistenti - spiega Telesca - e anche restringere ulteriormente il raggio dei 500 metri senza che la norma sia impugnata». L’assessore sottolinea che «la maggioranza ha sempre affermato la prevenzione della ludopatia. Abbiamo scritto la legge con convinzione, pur sapendo che regolamentare solo gli esercizi di nuova creazione era una limitazione imposta dalle normative europee sulla concorrenza. Ora la sentenza favorevole del Tar di Bolzano rappresenta una novità importante da tenere in considerazione».
Andrea Ussai (M5S) incassa: «Siamo contenti che la giunta riconosca la bontà di quanto da noi sostenuto fin dalla discussione della legge. Ora si tratterà di dimostrare maggiore coraggio nell’attuare le azioni concrete previste in essa, che il M5S sta contribuendo a rendere più stringenti. Bisogna stanziare più fondi per il trattamento della dipendenza e lo Stato deve smettere di sostenere le lobby del gioco».
Favore per un giro di vite arriva anche da Alberto Marchiori, presidente di Confcommercio Fvg: «Problemi psicologici e dipendenze si combattono anche riducendo queste pessime iniziative commerciali. Nell’ambito della legittimità, ben venga qualsiasi operazione per restringere il numero di videopoker». A chi gli ricorda che tali posizioni stridono con l’interesse dei gestori delle sale slot e dei bar che detengono gli apparecchi, Marchiori risponde: «Chi ha un ruolo di rappresentanza deve avere riferimenti di tipo etico e pensare al benessere generale, combattendo il degrado dei centri abitati e riqualificando il commercio. Le macchinette non favoriscono i pubblici esercizi e anzi creano zone poco sicure sotto il profilo della legalità: penso che si debba giungere a una regolamentazione molto chiara che collochi le slot in luoghi opportuni, tutelando le fasce più deboli».
Alessandro Vegliach, psicologo dell’Azienda sanitaria triestina, si occupa dal 1991 di ludopatia: «Un problema clinico classificato ormai al pari della dipendenza da sostanze. Nel 2015 abbiamo preso in carico 105 persone più le loro famiglie. Salvo alcuni casi, riusciamo a ottenere un regresso veloce e spesso una risoluzione stabile». Secondo Vegliach, «tutto è iniziato negli anni Novanta, quando lo Stato ha autorizzato le sale bingo. È un modo facile di fare cassa e tornare indietro è difficile, ma nella rete restano impigliati soprattutto gli anziani, le persone sole e i più deboli. Ben venga una regolamentazione che prevenga il problema - continua il terapeuta - ma servono anche assunzioni di operatori sanitari specializzati: come per alcol e sigarette, una parte delle accise va spesa per aiutare chi “resta sotto”. Occorre inoltre controllo sul rispetto delle norme vigenti». Lo psicologo ricorda infine che «sul sito dell’Aas 1 è disponibile un documento che permette di valutare il proprio livello di dipendenza, fornendo indicazioni sui trattamenti possibili e spiegando alle famiglie come comportarsi davanti al problema di un proprio caro».
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