La giunta di Trieste proclama il 12 giugno festa della liberazione dai titini
Delibera per rendere «solenne ricorrenza» il ritiro delle truppe jugoslave nel ’45. Il vicesindaco Polidori: «Fu la fine di un periodo di terrore, ci aspettiamo la condivisione di tutti»
Truppe del IX Korpus dell'Esercito di liberazione della Jugoslavia davanti al tribunale, roccaforte nazista
TRIESTE Il Comune di Trieste farà del 12 giugno una festa cittadina, con il nome di “Giornata della liberazione dall’occupazione jugoslava”. E' approdata oggi, venerdì 22 maggio, in giunta, una delibera che renderà «solenne ricorrenza» il giorno in cui le truppe jugoslave lasciarono la città in seguito agli accordi di Belgrado del 1945, lasciando il posto agli angloamericani.
Si tratta dell’ultimo capitolo di un processo di rilettura della storia cittadina da parte della comunità politica triestina. Un discorso che da decenni si muove su un binario alternativo a quello degli storici (vedi articolo a destra) e arriva a questo punto proprio nel centenario del rogo del Narodni dom.
Ma andiamo con ordine. L’iniziativa è idea del vicesindaco leghista Paolo Polidori, ma verrà approvata come delibera della giunta nel suo complesso, così da condividerne la paternità con il resto della maggioranza.
Il numero due della giunta spiega così lo spirito della delibera: «Il 12 giugno diventerà una solenne ricorrenza della città. Andremo così a sancire il fatto che quel giorno Trieste non fu solo liberata dall’occupazione jugoslava, che puntava ad annetterci alla Federazione, ma poté anche porre la parola fine alla terribile esperienza della Seconda guerra mondiale. Si conclusero quel giorno i 40 giorni ricordati poi come un regime di terrore, deportazioni e infoibamenti, di cui furono vittime chi si opponeva al comunismo jugoslavo, inclusi anche comunisti italiani. È la ragione per cui Trieste è città Medaglia d’oro al valor militare».
Il 12 giugno, quindi, diventerà una giornata di festa un po’ come San Giusto. Aggiunge Polidori: «Da questo punto di vista penso che avremo la massima condivisione di tutte le forze politiche. Mi pare un suggello fondamentale nel momento in cui ricorrono i 75 anni da quel giorno fatidico». La delibera prevede l’organizzazione di un programma di iniziative e una commemorazione ufficiale nell’aula del Consiglio comunale.
Il 12 giugno come data celebrativa è fatto di durata trentennale. Lo stesso Polidori lo ricorda: «Dobbiamo per questo ringraziare l’Unione degli istriani che dal 1990 commemora questa data a San Giusto, dove oggi c’è la targa».
La prima partecipazione ufficiale del Comune a quella cerimonia risale al 2000, ai tempi della giunta guidata da Riccardo Illy. A quei tempi il centrosinistra proseguiva sul sentiero tracciato due anni prima da Luciano Violante e Gianfranco Fini, con cui gli eredi del Partito comunista italiano aprirono al dialogo con i postfascisti sulle vicende del Confine orientale al termine della Seconda guerra mondiale. Nel 2015 un’altra giunta comunale di centrosinistra, quella guidata da Roberto Cosolini, ha apposto una targa commemorativa a San Giusto.
È significativo, si diceva, che l’ufficializzazione di quella data a «solenne ricorrenza» cittadina arrivi proprio nel 2020, centenario di un altro evento iconico della storia di Trieste e d’Italia, ovvero il rogo del Narodni dom del 13 luglio 1920. Mentre le istituzioni italiane e slovene definiscono gli ultimi accordi per restituire quell’edificio alla minoranza slovena, come riconoscimento simbolico delle violenze inaugurate da quell’incendio e proseguite nei venticinque anni successivi, la politica cittadina “pareggia” dunque la memoria ponendo, a fianco alla liberazione dal nazifascismo, una liberazione dalle forze jugoslave. —
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