La giunta contro Lubiana sul raddoppio di Krsko

La Regione annuncia battaglia a Roma sul nuovo piano energetico sloveno Ciriani: «Informazioni scarse e incomplete. Serve la Via transfrontaliera»

di Giovanni Tomasin

TRIESTE

La giunta regionale si è espressa in maniera negativa sul Piano energetico nazionale sloveno, e annuncia un appello a Roma contro i potenziali «impatti ambientali negativi» sul Friuli Venezia Giulia. Tra i punti critici rilevati dalla giunta a sorpresa c’è anche il raddoppio della centrale nucleare di Krsko: un progetto per il quale il presidente Renzo Tondo aveva espresso più volte interessamento, proponendo addirittura una partecipazione da parte della Regione.

L’annuncio della giunta è arrivato in una nota del vicepresidente Luca Ciriani: «Trasmetteremo al governo - vi si legge - una lunga serie di richieste di approfondimenti su numerosi aspetti del Piano sloveno, perché le informazioni che ci sono state trasmesse dalla Slovenia sono scarse e incomplete».

«Abbiamo rilevato - continua Ciriani - come numerosi interventi previsti potrebbero determinare impatti ambientali negativi, anche gravi, sul Friuli Venezia Giulia, in particolare il prolungamento della vita operativa della centrale nucleare di Krsko, la realizzazione di centrali idroelettriche che potrebbero interessare i nostri bacini e non ultimi i campi eolici previsti sul tratto di confine compreso tra Trieste e Gorizia».

«Chiederemo quindi al Ministero dell'Ambiente e a quello dei Beni Culturali - ha concluso Ciriani - di attivarsi nei confronti della Repubblica di Slovenia affinchè questa fornisca i necessari chiarimenti, sottolineando come, nel caso la Slovenia volesse dare seguito alla realizzazione degli interventi ipotizzati da questo Piano energetico, il Friuli Venezia Giulia ritenga che debba necessariamente essere attivata una procedura di Via transfrontaliera in cui venga coinvolta a pieno titolo anche la nostra Regione».

Una presa di posizione tecnica, quella della giunta, non priva di risvolti politici: secondo alcuni la si potrebbe vedere come una reazione alla freddezza degli sloveni davanti all’ipotesi di una partecipazione italiana al raddoppio.

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