La fuga in barcone dalle coste della Libia e la nuova vita tra tatuaggi e barbe hipster

La parabola del malese Mahamadou, arrivato a Trieste da richiedente asilo dopo aver raggiunto via mare Lampedusa 

la storia

Mahamadou Suri Konate ha 26 anni. È nato in Mali dove attualmente si trova ancora la sua famiglia. Nel 2011 è partito dalle coste libiche, su un barcone, con l’obiettivo di raggiungere l’Italia alla ricerca di un’opportunità. E l’ha trovata. Se l’è conquistata nella nostra città, aprendo nel 2018 in via Conti assieme ad un ragazzo “Barber Shop Trieste Ink” . Musica a palla, un locale curato, dove lui taglia barba e capelli e il suo amico effettua tatuaggi.

Fuori dal negozio c’è spesso la fila di molti giovani italiani e non che attendono per un taglio all’ultima moda, con tanto di disegni tribali o di fulmini. Mahamadou ha un sorriso che conquista, parla perfettamente l’italiano. Ci tiene molto al suo look: sempre vestito molto bene, alla moda, con un stile molto americano e con l’immancabile cappellino in testa. Basta scambiare poche parole con lui e vederlo lavorare per cogliere la sua determinazione e la voglia di farcela a tutti i costi. È stata quella l’arma vincente che l’ha trasformato da richiedente asilo in imprenditore perfettamente integrato. «Dalla Libia - ricorda - sono salito su quel barcone, che però non era affollato come quelli che arrivano oggi e il viaggio non è stato rischioso, con la speranza di iniziare una nuova vita. Da Lampedusa, dopo qualche giorno, sono stato trasferito subito a Trieste. Ho alloggiano per circa due anni a Villa Nazareth in via dell’Istria assieme a ragazzi che erano ormai diventati anche amici. Ottenuto l’asilo, molti però hanno preso strade diverse e hanno lasciato Trieste mentre io sono rimasto qui».

Nei primi anni passati in Italia, Mahamadou ha frequentato tutti i corsi che gli venivano proposti, quelli di italiano in primis. «Mi ero imposto fin da subito - spiega il ragazzo - di non sottrarmi ad ogni possibilità che mi veniva offerta, di imparare tutto quello che potevo, di studiare. Nel mio Paese avevo imparato a fare lavoretti di falegnameria, e grazie a mio fratello che ha un negozio di parrucchiere, fin da piccolo ho avuto a che fare con quel lavoro. Ho imparato da lui, passavo pomeriggi interi nel salone ad apprendere. Ma inizialmente non pensavo di intraprendere quel lavoro in Italia».

Tra i corsi frequentati da Mahamadou c’è stato anche quello per saldatore. «Poi, però, mi è stata offerta la possibilità di fare un tirocinio in un salone in via San Francesco - racconta -. È stata una bella esperienza che mi ha catapultato nuovamente in questo mondo. Poi ho trovato lavoro da un parrucchiere in piazza Garibaldi dove lavorava anche il ragazzo che oggi condivide gli spazi con me come tatuatore. Il proprietario però, ad un certo punto, è sparito, e noi ci siamo trovati senza lavoro. Da lì è nato il progetto di aprile l’attività di via Conti. Oggi sono felice». –

L.T.

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