La Fondazione si colora di rosa, cala il sipario sull’era Paniccia
TRIESTE L’era Paniccia è terminata ieri mattina con la nomina del nuovo consiglio generale della Fondazione CRTrieste, che presumibilmente nella prima settimana di ottobre sarà chiamato a eleggere il successore dell’imprenditore udinese alla guida dell’istituto. Onore delle armi all’uscente, che è stato acclamato presidente emerito dopo sedici anni consecutivi di leadership. Il consiglio generale, una sorta di “parlamentino” dalle funzioni di indirizzo e di verifica, è composto da 14 membri, compresi “di diritto” il rettore dell’Università Maurizio Fermeglia e il soprintendente regionale all’archeologia-belle arti-paesaggio Simonetta Bonomi.
Il nuovo consiglio generale è stato nominato da quello uscente e ripropone alcuni “veterani”: la presidente del Caccia Burlo Lori Petronio Sampietro, l’esponente di Confartigianato Rita Rapotez, il vicario diocesano mons. Ettore Malnati (stavolta con la Curia), il presidente della Barcolana Mitja Gialuz (stavolta con il Coni), il manager Giuseppe Razza (stavolta cooptato). Gialuz e Razza avevano fatto parte del precedente consiglio suggeriti dall’ex sindaco Roberto Cosolini.
Tra i volti nuovi il manager Marco Donda e la psicologa Alessia Favretto (in quota Comune), l’architetto Marianina Accerboni (su indicazione della Regione Fvg), gli imprenditori Sabrina Strolego e Andrea Gelfi (designati dalla Camera di commercio).
Oltre all’ingegner Razza, il consiglio ha cooptato due avvocati, Tiziana Benussi e Massimo Campailla, entrambi collaudati frequentatori della Fondazione: la Benussi, in particolare, già ricopre la carica di vicepresidente del consiglio di amministrazione - cioè dell’organo esecutivo - e quindi sarà chiamata a scegliere tra i due uffici. Poichè per essere eletti presidente occorre far parte del consiglio generale, la nomina di Tiziana Benussi viene valutata da più parti come un probabile “imprimatur” alla successione di Paniccia.
Il consiglio generale ha votato sulla base di terne presentate da istituzioni e enti, come Comune, Regione, Camera di commercio, Diocesi, Coni Fvg: gli uscenti, riproposti in queste terzine e precedentemente citati, ce l’hanno fatta. Molti “deb” invece no: tra questi ricordiamo Massimo Alvaro, Michele Parenzan, Roberto Mantello, Federica Verin, Rossana Faggioli, Alessandro Minon, Paolo Sadoch, Stefano Crechici, Massimo Sanzin, Paolo Sassetti, Renato Guercio, Patrizia Verde, Omar Fanciullo, Federico Pastor. Altri consiglieri, giunti al termine del secondo mandato, non erano rieleggibili: è il caso di Adalberto Donaggio, Donatello Cividin, Renzo Codarin, Franco Del Campo, Fulvio Depolo.
La composizione del nuovo organo si vernicia di rosa intenso: sette su quattordici sono donne. D’altronde il cda della Fondazione, in carica fino al 2012, vede una maggioranza femminile con Tiziana Benussi, Sandra Cosulich, Loredana Catalfamo. L’addio di Paniccia ha lasciato momentaneamente solo Francesco Prioglio.
Vecchio e nuovo sembrano attentamente dosati: gli esordienti “assoluti” sono cinque, altrettante le conferme, la Benussi e Campailla già conoscono il terzo piano del grande palazzo progettato da Enrico Nordio nell’ultimo decennio del XIX secolo. Fermeglia e la Bonomi vi siedono d’ufficio. A facilitare il turn over hanno concorso l’esaurirsi dei mandati e i cambiamenti di maggioranza politica (come nel caso di Comune e Regione), bilanciati da un paio di recuperi.
L’ultimo bilancio della stagione “panicciana” è formalmente quello del 2017, ma di fatto anche l’esercizio 2018 sarà fortemente condizionato dalla presidenza uscente. Il 2017 si è chiuso con un attivo di 22,3 milioni, che ha consentito di riaggiustare le perdite registrate nel 2015 e nel 2016, a causa della vicenda Mediocredito Fvg. Paniccia si accommiata lasciandosi alle spalle un considerevole peculio di 26 milioni da utilizzare nel prossimo quinquennio a supporto delle funzioni istituzionali della Fondazione, dal welfare alla cultura, dalla ricerca allo sport. Attenzione: 26 milioni destinati a crescere con i dividendi delle partecipate, da Unicredit a Cassa depositi e prestiti. La linea, seguita da Paniccia, aveva privilegiato gli interventi a favore della fasce sociali più esposte agli anni di crisi economica. —
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