La Fondazione CRTrieste si sfila dal Parco del mare
TRIESTE La Fondazione CRTrieste si sfila dal progetto del Parco del mare di Trieste. Lo fa con garbo, senza affondare il colpo verso l’ex partner Camera di commercio della Venezia Giulia, ma inesorabilmente. A darne la notizia è lo stesso presidente Massimo Paniccia: «Ragioni normative ci impediscono di partecipare. Di comune accordo con la Cciaa, facciamo un passo indietro per consentire la realizzazione del progetto».
Figura misurata, Paniccia viene meno alla sua consueta riservatezza per chiarire personalmente la posizione della Fondazione, visto che da tempo si mormora del possibile ritiro dell’ente dal progetto.
Il presidente della Fondazione premette l’impegno profuso dall’ente a favore del Parco del mare nel corso degli anni: «Siamo stati noi a creare le premesse perché il progetto diventasse realizzabile - precisa -. L’abbiamo fatto sia con l’intervento con l’architetto Peter Chermayeff volto a ipotizzare la struttura, sia con il nostro advisor che ha fatto la valutazione di sostenibilità, ancora nel 2015. Abbiamo poi ottenuto il consenso di Regione e Comune in un momento in cui il progetto, mi pare, era finito su un binario morto».
Ora, però, la Fondazione non intende proseguire nell’avventura. Paniccia riprende ed espone le perplessità di carattere normativo già esposte nella lettera inviata nei mesi scorsi al presidente della Cciaa Antonio Paoletti: «Ci sono delle norme e un’authority che controllano l’operato della Fondazione, l’unica possibilità che noi avevamo di realizzare un progetto simile era gestirlo con un project financing in proprio, attraverso una società strumentale di cui dovevamo detenere la maggioranza».
Secondo gli addetti ai lavori, la riluttanza della Cciaa a cedere del tutto il timone alla Fondazione sarebbe uno dei motivi per cui quest’ultima ha infine deciso di ritirarsi: realizzazione e gestione di un acquario del genere sono una partita in cui nessuno dei due enti accetta volentieri un ruolo di luogotenente. Ma Paniccia non ne fa menzione, e spiega che la comparsa di un potenziale partner privato rende di fatto impossibile la partecipazione della Fondazione: «Si è venuta a creare una cordata che si propone per il progetto. In questo quadro noi non possiamo avere un ruolo, pur essendo lieti della notizia. Di comune accordo con la Cciaa, li lasciamo procedere con l’iniziativa di Porto Lido e ci tiriamo indietro».
Con la Fondazione, però, vengono meno anche i nove milioni di finanziamento che l’ente aveva messo sul progetto finora: «La normativa è stringente su questo, noi non possiamo in alcun modo dare fondi ai privati». Viene meno ovviamente anche la partecipazione all’acquisizione di Trieste Navigando, la concessionaria di Porto Lido, che secondo il piano originario sarebbe dovuta diventare la società strumentale controllata al 51% dalla Fondazione: «Rinunciamo a favore della Camera di commercio. Siamo comunque soddisfatti di aver creato le condizioni perché si potesse realizzare un’opera che favorisce lo sviluppo di Trieste».
Ma nel caso in cui cambiassero le condizioni attuali, la Fondazione sarebbe disposta a tornare “a bordo”? Paniccia risponde: «Io mi auguro che vada tutto in porto così come sta andando ora. Dopodiché la Fondazione è sempre a disposizione dello sviluppo socioeconomico della città, purché questo risponda alle condizioni normative che dobbiamo rispettare. Eventualmente, un domani, anche sul Parco del mare. Ma penso che non ce ne sarà bisogno».
La cordata cui fa riferimento il presidente della Fondazione è quella della Icop, la società friulana che sta realizzando la piattaforma logistica del porto. Nei mesi scorsi la Icop aveva manifestato il suo interesse alla realizzazione dell’acquario, inviando una lettera a tutti gli enti interessati.
In un primo momento quel tentativo non aveva sortito risultati concreti, ma il presidente della Icop Vittorio Petrucco conferma che l’interesse è ancora vivo: «Se devo attenermi ai fatti, siamo ancora in una fase interlocutoria. Ma abbiamo delle persone che stanno lavorando a una proposta concreta, i cui numeri reggano. Ci piacerebbe presentare un piano realizzabile». Con l’uscita di scena della Fondazione l’onore, e soprattutto gli oneri, passano tutti alla Cciaa.
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