La foca monaca trova compagnia a Cherso

La biologa croata esperta di mammiferi marini: «Sono sicuramente in due. Arrivano dal mar Egeo»
Due esemplari di foca monaca sulla spiaggia (foto d'archivio)
Due esemplari di foca monaca sulla spiaggia (foto d'archivio)

CHERSO. L'osservazione più azzeccata si è avuta da Marcello Damijanjevic, presidente del Consiglio comunale di Cherso. «Il fatto che due tra le specie più minacciate nell’area mediterranea, la foca monaca e il grifone, l’avvoltoio dalla testa bianca, vivano a Cherso sta a documentare che la nostra isola è un habitat sano, pulito, che va tutelato con le dovute attenzioni».

La dichiarazione di Damijanjevic è stata fatta all’incontro stampa tenuto nel capoluogo isolano dalla biologa Jasna Antolovic, presidente dell’Associazione foca monaca mediterranea. Presente in questi giorni a Cherso, la Antolovic sta studiando le zone degli avvistamenti di questo raro mammifero marino, che fino ad una decina di anni fa si credeva estinto nelle acque dell’ Adriatico.

Per fortuna non è così, con la foca vista, fotografata (e in qualche caso anche un po’ importunata) e studiata in due zone dell’Alto Adriatico, a Capo Promontore, nel profondo meridione dell’Istria, e nella citata Cherso. «Ho cominciato a studiare il mammifero 20 anni fa – ha detto la biologa – quando la posizione ufficiale era che fosse scomparso del tutto nelle nostre acque. Ho cominciato a lavorare sull’isola di Lissa, apprendendo una decina d’anni dopo, grazie ad una serie di istantanee, che la foca monaca era stata avvistata nell’Adriatico settentrionale. È dal 2007 che l’animale viene visto a Cherso. Al momento siamo sicuri che si tratta di due esemplari, di cui non siamo riusciti ancora a stabilire il sesso. In base ai risultati del Dna, con esami compiuti negli Stati Uniti, siamo venuti a sapere che le due foche appartengono alla popolazione del mar Egeo. Quasi certamente si sono spinte a nord, cercando migliori condizioni di vita. Ormai sono abitanti fissi delle acque altoadriatiche e la loro presenza ci fornisce ulteriori stimoli per le ricerche».

Rivolgendosi ai giornalisti, ha rilevato che la direttiva dell’Unione europea sulla natura, ha fatto sì che in Croazia si trovino in regime di tutela 30 grotte, di cui 4 nell’Adriatico settentrionale e che potrebbero potenzialmente ospitare il predetto mammifero. «In esse l’ingresso è vietato – ha spiegato la Antolovic – fatta eccezione per i giovani che vanno istruiti in questo campo. Speriamo di rinvenire altri siti e altri esemplari di foca monaca in Croazia». Ormai non passa estate che Adriana (viene chiamata così nel Paese) non si mostri in tutta la sua bellezza, attirando le attenzioni e l’ammirazione di centinaia di abitanti locali e di vacanzieri.(a.m.)

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