La Fiom locale boccia l’integrativo Fincantieri

Il segretario Casotto: «Complicata la gestione dei premi, prenderemo meno. Restituiscano i 70 euro»
Di Giulio Garau
Un operaio della Fincantieri di Castellammare di Stabia in una recente foto d'archivio. ANSA/CESARE ABBATE/
Un operaio della Fincantieri di Castellammare di Stabia in una recente foto d'archivio. ANSA/CESARE ABBATE/

C’è stato un accordo “unitario”, Fim, Fiom e Uilm sull’ipotesi di intesa per l’integrativo Fincantieri dopo 18 mesi di negoziato, lo stesso segretario nazionale Maurizio Landini è stato decisivo (si è rischiato la rottura) con un intervento sul coordinatore, Bruno Papignani, per portare a casa l’intesa. Ma a Monfalcone, il cantiere di punta del gruppo, la Fiom non ci sta e dichiara tutta la sua delusione sui contenuti.

«A noi questa ipotesi di intesa non piace - commenta con nettezza il segretario provinciale Fiom, Thomas Casotto - abbiamo discusso oggi (ieri, ndr) con le Rsu aziendali, ci sono punti buoni ma tanti lati oscuri. Il testo è ancora al vaglio, faremo approfondimenti. Ma confermo che l’accordo non ci piace, era meglio non firmarlo».

Un fulmine a ciel sereno solo in parte, sabato scorso, al rientro dei delegati dopo la maratona finale della trattativa durata 24 ore, era già trapelato qualche malumore in seno alle Rsu di Panzano. Ieri la conferma ufficiale dal segretario Fiom Casotto.

Dubbi sulla “gestione” dei premi, sulla situazione degli appalti «che non migliora» e ancora di più sul nodo più rilevante, la trasformazione dei 70 euro che una volta erano in busta paga, congelati unilateralmente dall’azienda ad aprile 2015 e che ora ritornano ma sotto forma di “welfare”.

«Non faremo scioperi contro la Fiom nazionale e nemmeno contro Fincantieri - assicura Casotto - ma spiegheremo come stanno le cose ai lavoratori in assemblea, diremo perché valutiamo negativamente questa ipotesi di accordo. E saranno i lavoratori democraticamente a decidere nel referendum». Una posizione che rischia di ribaltare il clima a Panzano e non solo. Tanti i punti che la Fiom locale ritiene critici. «A cominciare dalla gestione dei premi - spiega il segretario Fiom - con un sistema complesso e meno verificabile dai lavoratori, che dipenderà dai dati aziendali. Tutte situazioni già viste in passato durante le commissioni paritetiche a cui abbiamo partecipato assieme all’azienda. Spesso non andavamo d’accordo, l’azienda la pensava diversamente e alla fine i soldi non sono arrivati». L’altra questione che preoccupa molto la Fiom è la situazione degli appalti. «C’era stato un impegno da parte di Fincantieri di intervenire - insiste il segretario - ma assunzioni di responsabilità dirette nell’accordo non ce ne sono e non si dice che si vuole ridurre gli appalti magari con le assunzioni dirette. C’è solo un passaggio che riguarda la somministrazione di lavoro e gli interinali, ma non c’è poi un punto chiaro dove si spiega in maniera netta come si limita il problema. Solamente indicazioni generiche, una foglia di fico».

Casotto non nasconde la sua preoccupazione: «Non è mai cessata la processione di persone che ogni giorno chiedono aiuto ai nostri uffici - aggiunge - e che denunciano errori in busta paga, soldi che mancano, assenza di contributi. Il problema è che questo accordo non cambia granchè». Il segretario mette anche in discussione la “benedizione” di Landini sull’accordo. «Non so cosa intende dire quando parla di rafforzare l’occupazione attraverso la contrattazione, forse si riferisce ai cantieri del Sud dove stanno arrivando le commesse che vengono distribuiti dagli altri siti. Sugli appalti continua una fase molto complicata».

La Fiom provinciale insiste sul fatto che «con i premi nuovi arriveranno meno soldi». E sullo sbaglio dei 70 euro diventati welfare. «Era una cifra congelata della busta paga - conclude Casotto - nelle assemblee avevamo insistito, su richiesta dei lavoratori, sulla necessità di mantenere quella cifra. Ora diventano welfare, si tratta di soldi detassati e Fincantieri potrebbe almeno dividere quel risparmio. Insisto, quell’accordo è fumoso, non ci piace e non corrisponde alla buona situazione di un gruppo pieno di commesse per i prossimi 4 anni. Era meglio non firmarlo e chiedere prima ai lavoratori cosa ne pensano».

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