La Fiera vecchia e vuota costa 150mila euro all’anno

Chiesti dal liquidatore ai soci pubblici Comune, Provincia, Camera di commercio: «Società sempre attiva, tante spese e tutte documentate». Vendita, tempi lunghi
Lasorte Trieste 16/01/13 - Fiera di Trieste
Lasorte Trieste 16/01/13 - Fiera di Trieste

Mentre in Porto vecchio la fiera “vera” si dovrà accontentare di scalcinati bagni chimici e altre comodità di fortuna, la Fiera “vuota” di Montebello messa in liquidazione già nel 2010 per crescente passivo, e che sfida il crescente degrado, si mangia anche quest’anno, per attività di liquidazione, ben 150mila euro ripartiti fra le casse dei soci maggiori, quelli pubblici, il Comune, la Provincia e appunto la Camera di commercio che all’altro capo della città organizza in magazzini non restaurati la fiera del caffè: 50mila euro a testa da versare, sulla base del dettagliato documento di previsione presentato dal liquidatore Gianfranco Nobile. Il quale ha moti di “nobile” indignazione e dispiacere se mai coglie un tono di sorpresa nella domanda, che peraltro vien facile: come mai tanti soldi per un contenitore vuoto? E non per la prima volta, perché anche nel 2013 gli enti dovettero sborsare altrettanti 50mila a testa.

«È la Fiera che è inattiva, ma non la società - dice il commercialista -, non si ha idea di quante spese comporta la liquidazione, da quelle telefoniche, allo stipendio dell’ultima impiegata che comunque ha un part-time al 25%, a debiti da scalare, assicurazioni, colloqui con le banche per concordare moratorie, e spese postali, redazione di bilanci, senza dire che abbiamo dovuto gestire il licenziamento e la ricerca di lavoro per gli impiegati, che la bora aveva fatto volar via lamiere dal tetto e si è dovuto ripararlo, e che per il mio lavoro prendo solo 19 mila euro lordi all’anno, altrettanti ne costano i tre revisori dei conti... Se la Fiera andasse al fallimento - prosegue Nobile -, tutto passerebbe in mano al tribunale e i tempi di realizzo per la vendita sarebbero molto, molto più lunghi e le procedure molto più complesse».

Ma i tre enti soci col 25% ciascuno (il resto è frazionato fra minori) si vedranno riconosciute queste cifre “di mantenimento” alla voce credito. Quando il comprensorio della Fiera sarà venduto, i soldi torneranno nelle casse pubbliche da cui oggi escono.

Ma quando sarà venduta? Nobile mette a proprio merito il fatto di essere riuscito a trovare l’acquirente, un’associazione di imprese guidata dalla Riccesi, e di essersi pure attivato col Comune affinché chiedesse alla Regione il consenso ad anticipare rispetto al nuovo Piano regolatore (di là da venire) la variante urbanistica per Montebello, per cambiarne subito la destinazione d’uso, così da consegnare agli acquirenti anche una condizione operativa favorevole. Il Comune ha acconsentito, e come si ricorderà ha spedito in Regione la richiesta. Ma ancora non è arrivata alcuna risposta. «Sento gli assessori Dapretto, Marchigiani e Montesano di continuo - aggiunge Nobile -, sono molto solleciti, ma la soluzione non dipende da loro».

Dietro l’operazione sta naturalmente l’immediata rivalutazione del comprensorio, che come zona fieristica vale ormai nulla. Gli impresari («per fortuna ancora interessati, aspettano» dice il commercialista) avevano offerto 7 milioni di euro, il Comune ha subito lasciato intendere che un’anticipazione “ad personam” del Piano regolatore non va a buon mercato: «Non si compra per 5 quel che domani sarà rivenduto a 10». Ma Riccesi ha già risposto: «Non un euro di più». Intanto la Fiera vuota continua a costare, e molto. E le cifre non sono negoziabili.

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