La Fiat 500L made in Serbia sbarca in Europa

BELGRADO. La produzione è iniziata a luglio. E oggi le prime nuove fiammanti “500 L” costruite da Fiat in Serbia sono pronte a entrare nelle concessionarie. O meglio, ci arriveranno presto, dato che il primo treno con 206 automobili prodotte a Kragujevac ha raggiunto il 14 agosto il porto di Bar, in Montenegro, per poi essere trasportate in Italia via nave.
Un buon segno, quello dell’inizio delle esportazioni, per un investimento importante del Lingotto in terra balcanica.
E ottimistici i piani per il 2013: tra 120mila e 180mila auto Fiat realizzate nei Balcani, a seconda delle esigenze del mercato. Ma saranno tutte rose e fiori, per Fiat in Serbia? Una domanda da girare ad alcuni fra i massimi esperti del settore. «Penso che sia importante per la Fiat essere da una parte competitiva rispetto ai costi di produzione, dall’altra capace di proporre nuovi prodotti», come appunto la “500 L” made in Serbia, «guardando ai Paesi che offrono le migliori condizioni per fabbricare le auto», risponde Ferdinand Dudenhoeffer, professore di Economia automobilistica all’università di Duisburg.
«Fiat, inoltre, è molto focalizzata sul mercato italiano e per il brand e per l’azienda potrebbe essere rilevante correre meno rischi globalizzando maggiormente, producendo dunque di più all’estero», aggiunge. Un esempio è quello della Volkswagen, ricorda il professore, «che produce il 30 per cento delle macchine in Cina e in altri Paesi». Meno incoraggiante il quadro dipinto da Carol Thomas, esperto per l’Europa orientale di LMC Automotive, una delle maggiori agenzie mondiali nel campo delle previsioni di vendita del settore auto. «La decisione di investire nell’ex Zastava in Serbia poteva essere in qualche modo logica se le cose fossero andate diversamente sul mercato europeo.
Quando Fiat s’impegnò ad assorbire gli stabilimenti di Kragujevac» nel 2008, le prospettive sul mercato «non erano buone, ma da allora si sono indubbiamente deteriorate», illustra Thomas. Thomas che poi ricorda i motivi dello spostamento del Lingotto nei Balcani: «700 milioni di euro l’investimento di Fiat per modernizzare la fabbrica e per i macchinari, mentre il governo serbo ha fornito altri 200 milioni e promesso infrastrutture, oltre a 10.000 euro per ogni posto di lavoro creato». Altri dettagli sul contratto tra Belgrado e Torino «non sono stati resi pubblici, sollecitando domande sulle ragioni di questa segretezza».
L’attrattività della Serbia «include basso costo del lavoro – i salari sono un quinto di quelli italiani e poco più della metà di quelli polacchi -, e la Serbia è ben posizionata con un facile accesso ai porti del Montenegro e via strada all’Ungheria e Romania».
Il problema, secondo l’analista, è che «Fiat accresce la capacità di produzione in un momento molto difficile, quando le vendite sono in calo e serviranno anni prima di tornare ai livelli dei decenni precedenti. La maggior parte delle aziende suggeriscono infatti di ridurre al momento la capacità. Al contrario, aprire una fabbrica in Serbia quando quelle italiane diminuiscono la produzione potrebbe dare l’idea di un difetto di sensibilità politica».
E le previsioni per il 2013? «Mi sembrano troppo ottimistiche», aggiunge Dudenhoeffer, vero guru delle analisi sul settore automobilistico, spesso definito in patria “Autopapst” per le previsioni azzeccate. «Il mercato Usa sembra andare meglio, ma abbiamo di recente ridimensionato le nostre previsioni per il 2012-2013. Le vendite della 500 sono state inferiori alle attese (16.700 alla fine di maggio, quando Fiat si aspettava 50.000 entro l’anno)» ma il Lingotto spera che in America la nuova 500 L, «sia accettata con maggior favore perché più grande», gli fa eco Thomas. Che poi conclude: «La debole domanda in Europa non aiuterà, perché il prezzo della 500 L», circa 13mila euro in Serbia, 16mila nel resto d’Europa, difficilmente invoglierà acquirenti «nell’Europa centro-orientale e si dovrà sperare in quella occidentale.
Dopo i dati di luglio, le nostre previsioni però parlano di un calo del 7,3%, crescita anemica nel 2013 (0- 1%). In queste difficili condizioni per la domanda, raggiungere la quota base di 120mila auto per Fiat sarebbe già un buon risultato».
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