La festa dei 600 per il Sacrificio davanti l’ex Hardi ancora conteso

Vigilano Digos e Polizia locale, arriva solo un esponente dem Contenzioso con il Comune al Tar: «Pratica errata? Difficile»
Foto Bonaventura
Foto Bonaventura

MONFALCONE Il traffico alle 7. 45 di un martedì appena a valle di Ferragosto ancora scorre rado lungo via Primo maggio. Solo gruppi di bengalesi e qualche africano si affrettano in bicicletta o in scooter, a piedi o in auto verso l’ex supermercato Hardi, dove la festa del sacrificio viene celebrata dal Circolo culturale islamico Baitus Salat, proprietario dell’immobile e dell’area dallo scorso anno. I fedeli entrano, salutati dal servizio d’ordine organizzato dall’associazione e osservati all’esterno dagli agenti della Digos e anche, verso la conclusione della manifestazione religiosa, dal comandante della Polizia locale Rudi Bagatto.



A differenza dello scorso anno nessun esponente della maggioranza di centrodestra si è preso invece la briga di stazionare sul marciapiede opposto all’ingresso al piazzale per osservare la preghiera guidata dall’imam per ricordare il sacrificio di Abramo del proprio unico figlio. Isacco per gli ebrei e i cristiani, Ismaele per i musulmani per i quali l’“Aid Al-Idha” rappresenta la più importante festività dell’anno, quella della piena sottomissione alla volontà di Dio. Nonostante quello di ieri fosse un giorno lavorativo e di ripresa dell’attività del cantiere navale, in cui rimane impiegata gran parte degli uomini della comunità bengalese, nel piazzale si sono riuniti circa 600 fedeli. Per la maggior originari del Bangladesh a differenza dei partecipanti alla preghiera organizzata nell’altro centro culturale, quello di via Duca d’Aosta, punto di riferimento della Bangladesh welfare and cultural association Gorizia, sodalizio creato con il preciso obiettivo di promuovere una conoscenza della lingua bengalese tra i bambini della comunità. In via Primo maggio si è visto invece il presidente dell’associazione Integriamoci. A conferma degli intrecci e delle divisioni interne alla comunità bengalese.

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Di certo all’ex Hardi non c’erano donne, ma solo pochissime bambine. Il piazzale aperto non consente di ricavare uno spazio separato per le donne, come spiegato già in occasione della celebrazione per la conclusione del Ramadan a giugno. Quanto, però, sarà realizzato se il Centro culturale Baitus Salat vedrà risolto a proprio favore dal Tribunale amministrativo regionale il contenzioso in atto con il Comune che ha bloccato i lavori di ristrutturazione, giudicando l’intervento illegittimo. «Non abbiamo però ancora una data per la prima udienza e l’esame del caso», ha spiegato il portavoce dell’associazione Alì Poesal, dicendosi comunque fiducioso sull’esito del ricorso. «I professionisti che ci hanno seguito nelle pratiche edilizie hanno una lunga esperienza alle spalle ed è quindi davvero difficile che qualcosa sia stato sbagliato», ha aggiunto, non nascondendo, come fanno anche altri partecipanti, la frustrazione per non poter creare una nuova sede, lasciando i locali in affitto in via Don Fanin. Con quali tempi l’associazione ancora non lo sa, accontentandosi per ora di utilizzare senza ostacoli il piazzale.

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L’associazione, come proprietaria, si è limitata a comunicare l’appuntamento religioso al commissariato. «Per noi è importante avere uno spazio per accogliere le famiglie e i bambini, anche perché abbiamo intenzione di ampliare le nostre attività, aprendoci alla città», ha aggiunto Poesal, salutando poco dopo il consigliere comunale dem Fabio Del Bello, l’unico esponente politico che, dopo aver atteso un po’ defilato all’esterno, si è affacciato alla cerimonia. Come tutti gli ospiti e partecipanti, Del Bello ha accettato l’offerta di un assaggio di dolci e datteri che va a concludere la cerimonia religiosa e a sancire l’inizio di una festa che a livello locale, come nel resto d’Italia, vede l’uccisione rituale di animali effettuata solo in macelli autorizzati.


 

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