La Ferriera respinge le richieste di Dipiazza
È muro contro muro tra Siderurgica Triestina, la società del Gruppo Arvedi che gestisce la Ferriera di Servola, e il sindaco Roberto Dipiazza. Ieri l’amministratore delegato di St, Antonio Lupoli non solo ha risposto picche a tutte e tre le richieste (dati di produzione mensile di ghisa e coke, attuazione degli interventi di risanamento acustico, costituzione di un organismo misto di verifica) che erano contenute nelle lettera inviata dal sindaco il 28 luglio, ma ha addirittura drammaticamente prospettato, come ipotesi limite, «la risoluzione degli impegni convenzionali in essere per la sopravvenuta insostenibilità finanziaria dell’iniziativa». Ciò potrebbe avvenire a seguito di un’iniziativa «unilateralmente modificativa degli accordi tra le parti» che determinerebbe la «modifica dei presupposti originari delle condizioni convenzionali pattuite». Tutto questo potrebbe anche essere letto nel modo seguente: se il Comune non sosterrà gli Accordi di programma e l’Autorizzazione integrata ambientale che l’amministrazione precedente ha firmato, e farà ciò in particolare per arrivare alla chiusura dell’area a caldo obiettivo pluridichiarato da Dipiazza, Giovanni Arvedi potrebbe chiudere l’intero stabilimento. Non solo, la stessa iniziativa «unilateralmente modificativa degli accordi tra le parti - sottolinea l’ingegner Lupoli - esporrebbe l’amministrazione che ne fosse autrice a una responsabilità risarcitoria». Il Comune verrebbe dunque chiamato a rispondere anche “in solido”.
Ma Siderurgica Triestina nei riguardi di Dipiazza prende di mira anche «recenti Sue dichiarazioni contenute negli organi di stampa», tanto che la lettera si chiude in modo perentoriamente minaccioso: «Non esiteremo a ricorrere a tutte le opportune azioni di tutela per i danni, anche all’immagine, che venissero ingiustamente provocati alla nostra attività e ai nostri dipendenti, riservandoci altresì di agire per i pregiudizi che già sono stati determinati dalle dichiarazioni rese alla stampa, ferma restando la nostra piena disponibilità al confronto collaborativo». Richiesta di un chiarimento a quali dichiarazioni si facesse specifico riferimento, l’azienda ha specificato che si tratta in particolare di «quelle dichiarazioni in cui Dipiazza sostiene che l’area a caldo della Ferriera nuoce gravemente alla salute senza accostare a questa affermazione alcun dato di sforamento dei parametri delle emissioni».
Le richieste del sindaco erano le seguenti: invio entro 10 giorni dei dati di produzione mensile della ghisa a partire dal mese di novembre 2015 a oggi, oltre al numero degli sforamenti (o sfornamenti?, ndr.) della cokeria; disponibilità ad attuare gli interventi di risanamento acustico entro i prossimi sei mesi ovvero entro il 31 gennaio 2017 nel rispetto della normativa acustica vigente rinunciando alla ben più lunga tempistica di 3 mesi prevista dall’Aia rilasciata dalla Regione; nucleo operativo con amministrazione comunale,, un referente per comitati e associazioni ambientaliste, un tecnico referente per la proprietà preposto alla verifica in contraddittorio e in tempo reale dei fenomeni di inquinamento segnalati dalla cittadinanza. Siderurgica Triestina il 26 luglio ha depositato il Piano di risanamento acustico. Nella lettera di ieri, Lupoli riguardo alle tre richiesta afferma che «la società non può che evidenziare che l’attività produttiva di Siderurgica Triestina è svolta sul presupposto sia dell’Accordo di programma del 30/1/2014 sia dell’Accordo di programma del 21/11/2014» e che «sul presupposto degli impegni previsti da tali accordi è stato poi rilasciato a Siderurgica Triestina il rinnovo con valenza di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale che prevede a sua volta limiti e prescrizioni all’attività produttiva e specifiche modalità di monitoraggio e controllo. La società dunque - afferma l’amministratore delegato - è vincolata da precisi obblighi convenzionali con le amministrazioni ed è altresì assoggettata ad attività di monitoraggio e controllo che sono dettagliatamente definitive dagli atti sopradescritti. Da ciò consegue quindi l’impossibilità ad aderire alla richiesta formulata poiché quanto richiesto verrebbe necessariamente a interferire con un impianto convenzionale e autorizzatorio cogente e dettagliatamente delineato».
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