La fattura per la nave Covid mai arrivata a Trieste: la Corte dei conti regionale sentirà Gnv
Dopo l’ufficializzazione della richiesta di 246 mila dalla compagnia del gruppo Msc, la procuratrice Spedicato si muove
TRIESTE «Nulla è dovuto da parte nostra», ripete la Regione sui presunti costi a carico dell’amministrazione per l’adeguamento della Gnv Allegra che si pensava di trasformare in traghetto Covid, ma che si è infine preferito non utilizzare. La linea è stata ribadita più volte dal presidente Massimiliano Fedriga e dal vicepresidente Riccardo Riccardi e nemmeno ieri sono arrivate interpretazioni diverse sulla vicenda dopo l’ufficializzazione del conto da 246 mila euro presentato in fattura dalla compagnia del gruppo Msc.
Una novità che è arrivata anche sul tavolo della Corte dei conti regionale. «Ho letto. E sentirò l’azienda», dice il procuratore regionale Tiziana Spedicato rispetto alla ricostruzione dei fatti, il tira e molla fino al definitivo abbandono del progetto (che sarebbe costato 4,2 milioni per sei mesi, di cui 2,6 coperti dalla Protezione civile nazionale), alla luce del contenimento della diffusione del virus nelle case di riposo e dunque del progressivo venir meno dell’urgenza di trasferire in altra sede pazienti positivi.
Due giorni fa in aula, in risposta a un’interrogazione del dem Francesco Russo, Riccardi ha reso noto il carteggio di fine maggio. Alle due lettere del 13 e 19 maggio all’Azienda sanitaria nelle quali Gnv chiedeva un «rimborso dei costi vivi sostenuti», quantificati in 246.861 euro, ha fatto sapere il vicepresidente della Regione, il 21 maggio il direttore generale di Asugi Antonio Poggiana ha risposto diffidando formalmente la compagnia dall’emettere la nota di addebito preannunciata. Il motivo? Il fatto che non sia mai stato firmato il contratto di noleggio. La Corte dei conti, come appunto informa Spedicato, farà i suoi passi. Ma non c’è al momento alcun fascicolo aperto. «Per aprirlo – precisa il procuratore – ci dovrebbe essere un danno erariale. Se però quella fattura non è stata pagata, non ci può essere danno».
Un’altra questione è quella di un possibile contenzioso legale. Gnv, contattata anche ieri, ripete di non voler rilasciare commenti. Tanto meno intende entrare nel dettaglio dei lavori fatti sulla nave per prepararla ad accogliere gli anziani triestini.
Il conto dell’armatore fa però dire al consigliere del Pd Roberto Cosolini che, «evidentemente, siamo di fronte a una collisione tra le aspettative della compagnia e le affermazioni degli esponenti della giunta. Non abbiamo gli elementi per valutare lo stato della trattativa dal punto di vista economico, ma sappiamo però della richiesta alla Protezione civile di uno scudo per evitare che la Corte dei conti potesse mettere in discussione eventuali danni erariali per spese sostenute dalle Aziende sanitarie durante l’epidemia. Un atto formale che fa immaginare che il problema fosse previsto». Da valutare, prosegue Cosolini, «se a Gnv sono stati chiesti gli stessi adeguamenti che si richiedevano agli alberghi, ma certamente parliamo di una partita gestita male dall’inizio alla fine. Meglio avrebbe fatto la Regione ad ascoltare, se non l’opposizione, almeno chi di anziani si occupa quotidianamente».
L’auspicio di Andrea Ussai, del M5s, è che la sanità pubblica «non debba spendere risorse per un traghetto mai utilizzato. Fin dall’inizio di questa vicenda abbiamo posto domande a cui non ci è stato risposto. Fedriga sostiene che non è stato firmato alcun contratto, ma non dice se qualcuno avesse chiesto di iniziare i lavori di adeguamento, come ancora non ci ha detto chi fossero i tecnici che hanno sostenuto la scelta di ospitare gli anziani non autosufficienti positivi al Covid-19 sul traghetto-lazzaretto. Nessun chiarimento c’è stato neppure sul fatto che la cooperativa Arkesis avesse avviato la procedura per la ricerca del personale una settimana prima della pubblicazione del bando per l’affidamento del servizio». —
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