La famiglia Formentini sull’evasione fiscale: chiariremo tutto
Ieri, era stato preannunciato un comunicato. La famiglia Formentini voleva attendere la pubblicazione della notizia sui giornali per replicare alle accuse di evasione fiscale mosse dalla Guardia di finanza di Gorizia. Ma oggi, analizzati con la lente d’ingrandimento i contenuti dei nostri servizi, la scelta è quella del silenzio.
A comunicare la decisione è l’avvocato Michele Formentini, padre di Filippo, finito nel mirino delle Fiamme gialle per una presunta evasione da 1,5 milioni. «Per il momento, mi astengo dal commentare. Rimango in silenzio perché la vicenda è in itinere e non ritengo sia il caso, oggi, di intervenire. Dico soltanto che voi giornalisti avete trattato l’argomento con misura». La stessa consegna è stata data al figlio Filippo. «Non parlerà nemmeno lui: così abbiamo deciso. Forse, fra qualche settimana, un comunicato supportato da documenti e incartamenti lo faremo e chiariremo tutto. Ma oggi è prematuro. Altro non dichiaro». Silenzio, dunque, su tutta la linea. Anche se da casa Formentini trapela una certa rabbia per una vicenda che, a parere della famiglia, si chiarirà sicuramente e vedrà Filippo uscire bene.
Vedremo quali saranno i prossimi passi. Intanto, continua ad essere sotto sequestro preventivo Palazzo Antonini Belgrado, l’antica costruzione edificata a cavallo del XVI e XVII secolo in località Saciletto di Ruda. E se le accuse verranno confermate la storica e prestigiosa dimora, oggi in degrado, accederà al patrimonio dello Stato, come “equivalente” del profitto (pari a 1,5 milioni di euro) dei reati contestati. L’indagine di polizia giudiziaria è infatti scaturita dall’attività di verifica effettuata nel 2010 nei confronti dell’azienda agricola di proprietà di Filippo Formentini ed è culminata nell’estate del 2013 con la richiesta di sequestro preventivo ex articolo 321 del codice di procedura penale finalizzato alla “confisca per equivalente” ai sensi dell’articolo 322 ter (sempre del codice di procedura penale) di beni mobili ed immobili del titolare dell’azienda agricola, essendo stata ricostruita una capacità contributiva tale da comportare il deferimento del soggetto alla competente autorità giudiziaria per l’ipotesi di reato di cui all’articolo 11 del d.lgs. 74/2000. L’articolo 321, in particolare, parla chiaro: «Quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di altri reati, a richiesta del pubblico ministero il giudice competente a pronunciarsi nel merito ne dispone il sequestro con decreto motivato. Prima dell’esercizio dell’azione penale provvede il giudice per le indagini preliminari».
Secondo le Fiamme gialle, lo ricordiamo, Formentini, titolare di un’azienda agricola e rappresentante legale di diverse società, si sarebbe «fraudolentemente sottratto al pagamento d’imposte, omettendo quindi di presentare la prevista dichiarazione dei redditi. Le numerose attività di polizia giudiziaria svolte nei confronti del soggetto, unitamente all’esecuzione della verifica fiscale, hanno portato alla luce un ingente volume d’affari, il tutto eludendo abilmente il fisco italiano», l’accusa della Guardia di finanza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo