La fabbrica di ovetti vende i macchinari

«La nostra speranza era che si desse continuità allo stabilimento. Ma credo che l’auspicio sia naufragato. Definitivamente. Sappiamo che è pervenuta una richiesta per acquistare i macchinari dell’ormai defunta Sweet: verranno smontati e trasferiti altrove, in altre sedi produttive. E ben pochi dei 50 “vecchi” dipendenti hanno trovato un’occupazione stabile, a tempo indeterminato».
Andrea Di Giacomo, segretario della Feneal Uil, è talmente schietto da sembrare quasi brutale quando si parla della “Sweet”, l’azienda dolciaria che produceva ovetti di cioccolato che è andata fallita. In mezzo un rapporto non facilissimo con il curatore fallimentare che “centellina”, tanto per usare un eufemismo, le notizie. «I sindacati sono stati tenuti all’oscuro di tutto - lamenta Di Giacomo -. Il curatore fallimentare non ha mai ritenuto di convocarci o di promuovere una riunione per fare il punto della situazione. Ed è un peccato. Quello che si sa è che c’è, sul tavolo, un’offerta da 610mila euro per l’acquisto degli impianti industriali, i macchinari, le attrezzature, gli arredi e le macchine d’ufficio della Sweet. Il tribunale di Gorizia ha pubblicato l’avviso di vendita legato al fallimento dell’azienda di Sant’Andrea. Qualcosa, insomma, si sta muovendo anche se lo sviluppo non sembra andare nella direzione del dare continuità e una nuova vita allo stabilimento». E dei cinquanta ex dipendenti che ne è stato? «Diciamo che alcuni hanno la mobilità in scadenza e, quindi, a breve verrà a cessare un’entrata. La maggior parte, a quanto mi consta, ha trovato occupazioni a tempo determinato. Soltanto una manciata di persone hanno oggi un posto fisso», rammenta Di Giacomo. Che ricorda come la fine della “Sweet” sia stata soltanto l’ultima puntata di una serie di pesanti ridimensionamenti nel settore del dolciario.
Sweet spa era un’azienda specializzata nella produzione di ovetti di cioccolato con sorpresa. Venne costituita nel 1994 da Fabrizio Manganelli e rappresentava il continuum di un’esperienza nel settore dolciario iniziata nelle aziende di famiglia (Ilcea sas e Dolceitalia srl). Nel 1996 venne costruito il primo lotto dello stabilimento di via Gregorcic nel quale venne realizzato un innovativo processo che consentiva la produzione di ovetti bicolore con forma esclusiva e tecnologia di “stampa a freddo” che permetteva la realizzazione di prodotti perfetti e di spessore uniforme senza l’inconveniente della capsula della sorpresa attaccata al cioccolato. La crescita fu talmente imperiosa che la Sweet diventò il secondo produttore di settore dopo il gruppo Ferrero/Kinder. L’azienda vide una distribuzione commerciale essenzialmente concentrata sui mercati esteri (nord Europa e nord Africa soprattutto) e sulla grande distribuzione organizzata, con un rapporto preferenziale con la catena tedesca Lidl. In precedenza, sino al 2008, prevaleva il mercato italiano in virtù di una partnership commerciale e societaria avviata agli inizi del 2000 con il gruppo “Giochi preziosi” tramite la “Dolci preziosi srl”. Furono i momenti migliori per la Sweet: negli anni dal 2003 al 2005, al top del regime produttivo, la società produceva oltre 70 milioni di pezzi l’anno. Poi, il crollo.
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