La “fabbrica del falso” da Napoli a Grado
Abbigliamento con finte griffe prodotto in Campania e smerciato in varie regioni: il referente della banda nell’Isola d’oro
GRADO. Non si sviluppava fra l’Estremo Oriente e il Mediterraneo, bensì tra la Campania e Grado per poi diramarsi in varie regioni italiane: è la “Via della seta” - questo il nome che la Guardia di Finanza ha dato all’operazione - che si concretizzava in un giro di produzione e smercio di capi griffati. Un giro la cui “mente” operativa era una persona originaria della Campania e residente da qualche anno a Grado.
L’intera operazione, resa nota ieri dal Comando provinciale di Gorizia, è partita da un controllo economico effettuato dalla GdF di Monfalcone, dove un anno fa era stata fermata un’auto condotta da una persona residente a Trieste: dentro era stata trovata diversa merce contraffatta. Merce che era stata acquistata proprio dalla persona residente a Grado, che è l’unica finita in carcere giacché poi individuata, come detto, quale “referente” della compagine criminale nonché “addetto” per la provincia isontina al commercio illecito dei capi di abbigliamento e degli accessori di varie griffe italiane e internazionali contraffatte. Il Gip poi ne ha disposto la misura cautelare in carcere, eseguita nei mesi scorsi dai finanzieri di Monfalcone.
Ma da qui l’indagine si è allargata ad altre regioni: fino a oggi sono indagate 40 persone per reati di contraffazione, introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e di ricettazione. Tra l’altro per 16 di questi, tutti residenti in Campania, dediti alla produzione e alla prima commercializzazione, l’Autorità giudiziaria ha riconosciuto l’ipotesi dell’associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei vari reati.
La “Via della seta” che per un anno e mezzo ha visto impegnati gli uomini della Finanza ha portato al sequestro di oltre 1.500 articoli e accessori di abbigliamento. Merce che avrebbe fruttato un illecito guadagno di 100 mila euro. Gli introiti finivano inizialmente nelle 14 carte prepagate, ovviamente sequestrate, impiegate per l’accredito degli importi relativi agli acquisti dei capi e degli accessori contraffatti. Il materiale sequestrato - compresi i 40 dispositivi di telefonia mobile, tablet e Pc usati per la vendita - è stato rinvenuto in più parti nel territorio nazionale.
Se il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Giuseppe Antonio D’Angelo, sottolinea come l’opera capillare di controllo del territorio porti sempre a qualche risultato, va evidenziato che le Fiamme Gialle dopo il primo controllo, come accennato, hanno deciso di sviluppare l’operazione in varie regioni anche per mezzo di intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari. A iniziare da Grado. Le indagini hanno consentito di chiudere l’operazione ricostruendo, spiega ancora D’Angelo, la “filiera criminale” composta da persone che operavano nell’area del napoletano.
La produzione del materiale contraffatto avveniva in un grande magazzino di Napoli dove per stampare e asciugare i marchi delle griffe veniva usato un macchinario “cappa flash”, finito sotto sequestro assieme ai cliché. Altri capi griffati e accessori contraffatti sono stati sequestrati durante perquisizioni locali e personali non solo in provincia di Napoli ma anche in varie località del Friuli Venezia Giulia, Campania, Puglia, Sicilia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Basilicata.
La vendita della merce, come accertato dalla Finanza, avveniva effettuata attraverso Facebook: il social era utilizzato sia per pubblicizzare i prodotti, sia per commercializzarli con gli intermediari e i clienti finali: la merce veniva infine spedita tramite corriere.
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