La donna ricoverata nel manicomio di Idria

Il medico triestino Moze: in Slovenia niente riforma Basaglia ma diritti rispettati
TRIESTE Un sistema sanitario e sociale, quello sloveno, diverso dall'italiano, specie per quel che riguarda le cure psichiatriche. La Slovenia e l'allora Jugoslavia non hanno vissuto riforme paragonabili a quella promossa da Franco Basaglia, che ha rivoluzionato ormai più di 30 anni fa il sistema italiano.


E infatti in Slovenia esistono tutt'oggi cinque ospedali psichiatrici regionali che curano le dipendenze e le malattie mentali. E il sistema sloveno non prevede un servizio sanitario territoriale ma si rifà ad alcuni ambulatori psichiatrici che possono consigliare il ricovero in una delle cinque strutture regionali e assicurano a loro volta l'assistenza a coloro che vengono dimessi da una di queste. Le altre questioni, legate ai problemi familiari, di disoccupazione o di emarginazione sono invece affidate ai Servizi sociali. L'Ospedale psichiatrico di Idria, dove è ricoverata da lunedì anche Kristina Mislej, la mamma dei due bambini, è il secondo più importante in Slovenia (dopo quello di Lubiana).


Inaugurato nel 1957, dal 1966 vi lavora anche un medico triestino, Aleksander Moze, che dopo avere conseguito la laurea a Lubiana, ha scelto di lavorare nell'Ex Jugoslavia. «Noi non abbiamo conosciuto la rivoluzione che ha trasformato il sistema italiano e ha aperto i manicomi - spiega -. In Slovenia è stato scelto il cambiamento evolutivo, che ci ha permesso di dimezzare il tempo dell'ospedalizzazione, riducendo la degenza dai 3-4 mesi di qualche decennio fa, a un massimo di 40 giorni». Eccezione fatta - come spiega ancora Moze - per i ricoveri disposti dagli organi giudiziari, come risulta essere ora quello della Mislej, che possono durare «anche alcuni anni». «La nostra è una struttura molto moderna e non può essere paragonata a quelli che erano una volta i manicomi in Italia.


Anche lo stato sociale dei pazienti stessi è completamente diverso di quello che risultava essere lo stato dei malati mentali prima dell'arrivo di Basaglia». «Ai nostri pazienti non sono mai stati tolti i diritti fondamentali, come invece avveniva prima del 1978 in Italia - tiene a precisare Moze - e anche coloro che vengono ricoverati, perché magari reputati pericolosi per se stessi e gli altri, vengono costantemente sorvegliati ma mai rinchiusi».


Una delle più preoccupanti piaghe sociali slovene è proprio l'alcolismo, sempre più diffuso tra i giovani. «L'Ospedale psichiatrico di Idrija ha anche il reparto dedicato alle dipendenze e io lavoro proprio con gli alcolisti. Un problema che nonostante lo sforzo e l'impegno degli ultimi anni, non siamo riusciti ancora a prevenire. Agiamo un po' come i vigili di fuoco che intervengono quando gli incendi sono già divampati».


Ma in quei casi, a quanto sembra, l’azione risulta avere successo, perché sono numerosi anche i pazienti italiani che sempre più spesso, cercano aiuto nella struttura ospedaliera di Idria.

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