La Dolina dei Bersaglieri rivive l’attacco con il gas

Ritorno al 29 giugno 1916 sul San Michele con gli attori dei Sentieri di Pace, dei Grigioverdi del Carso, del Fronte orientale assieme ai soldati “Ligazuol”
Di Luca Perrino

FOGLIANO REDIPUGLIA. Ancora riflettori puntati sulla Grande Guerra, a Fogliano Redipuglia e a Ronchi dei Legionari. Oggi a Redipuglia verrà riproposto uno dei più drammatici episodi della Prima guerra mondiale, l’attacco con l’uso del gas perpetrato il 29 giugno 1916 dalle truppe austroungariche. Molti cercarono di salvarsi utilizzando la maschera antigas in dotazione, ma la sua semplice composizione non poté contrastare gli effetti del fosgene. Gli stessi soldati ungheresi subirono le conseguenze di questo attacco chimico: il vento a un certo punto cambiò direzione e sospinse parte della nube sulle loro trincee, provocando l’intossicazione e la morte per molti di loro.

All’alba del 29 giugno, le brigate che si trovavano sul Monte San Michele persero circa 2mila soldati, mentre altri 5mila rimasero intossicati. Gli austro-ungarici, invece, contarono circa 250 morti e quasi 1.500 intossicazioni. Queste cifre appaiono ancora più raccapriccianti se si considera come i vantaggi ottenuti furono nulli. La rievocazione, promossa dai “Sentieri di Pace” della Pro loco, con il patrocinio della Regione, si svolgerà alle 19 nella Dolina dei Bersaglieri, mentre alle 11, al museo multimediale della stazione di Redipuglia, avrà luogo un convegno alla presenza di storici ed esperti per capire “le discipline chimiche e strategiche militari dell’uso del gas”.

La rievocazione, sotto la regia di Roberto Todero, vedrà protagonisti attori e rievocatori dei “Sentieri di Pace”, dei “Grigioverdi del Carso”, del “Fronte orientale” e i soldati “Ligazuol” di Remo Buosi. Una rievocazione che riproporrà tutti quei drammatici momenti. Al termine si svilupperà una performance di voci liriche che presenteranno alcuni brani del periodo bellico. Ed è Ronchi dei Legionari la protagonista del libro che è stato presentato nei giorni scorsi nella sede del Consorzio culturale e che giovedì alle 20, alla trattoria “Al Poeta” di San Martino del Carso, sarà al centro di una ulteriore iniziativa. “Uno dei tanti” è la nuova pubblicazione del comitato “Pro chiesa di Plave”. Si tratta di una raccolta di memorie di Adolfo Baiocchi, un tenente senese del Regio Esercito che combattè dai primi giorni di guerra sul Carso e che, nel maggio del 1916, venne chiamato sull’altopiano dei Sette Comuni per arginare, con la sua brigata, l’offensiva austro-ungarica nota come Strafexpedition, per poi tornare sul Carso con la brigata Verona e cadere prigioniero nel corso della controffensiva austriaca di Flondar del 4 giugno 1917.

Il vissuto dell’autore non fa sconti alla realtà e getta in faccia senza troppi scrupoli e falsi moralismi, le situazioni più drammatiche e scabrose e i sentimenti più primitivi che albergavano nell’animo di molti soldati abbruttiti dalla guerra di trincea con sacrifici inenarrabili. Non a caso, brani tratti dal capitolo “Gas” di “Uno dei tanti” vengono spesso letti nel corso di eventi legati al tragico evento avvenuto sul San Michele Michele il 29 giugno 1916. È una raccolta di memorie, in parte vissute in prima persona dall’autore e in alcuni casi riportate da altri, probabilmente durante la prigionia a Theresienstadt, trascritte in singoli episodi, fra i quali spicca quello sull’utilizzo dei lanciafiamme per sventare un assalto austro-ungarico, che fa emergere tutta la capacità di Adolfo Baiocchi di tradurre in parole un evento che per molti sarebbe risultato indicibile. «Tutto il reggimento – scrive - è in riposo a Ronchi. In quale pietoso stato è ridotto questo paese! Da lontano dà l’impressione di di essere intatto; ma da vicino! È tutto sventrato dalle granate: non una casa è stata risparmiata. Qualcuna sta in piedi per miracolo, con le fondamenta tagliate in più parti; altre hanno tutta la facciata asportata e mostrano i piani come enormi bocche aperte, sdentate; molte di esse hanno il tetto scoperchiato; altre hanno un angolo sfondato; talune dei buchi simili a nere occhiaie, vuote, smisurate. Alcune case, dallo scoppio, si sono ripiegate su se stesse, strapiombando in un cumulo di macerie. Nulla è più triste di queste abitazioni disfatte».

@luca_perrino

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo