La difficile convivenza tra figli in Dad e genitori in smart working

Dalla gestione degli spazi ai turni per usare i pc. La sospensione delle lezioni in presenza mette a dura prova la tenuta di molte famiglie. E c’è chi, per seguire i ragazzi, rinuncia a cercare lavoro 

TRIESTE Genitori in smart working costretti a fare i salti mortali per riuscire a partecipare alle riunioni di lavoro e, allo stesso tempo, controllare che i figli seguano le lezioni. Mamme di adolescenti preoccupate per la lunga permanenza a casa dei loro ragazzi, ormai “spiaggiati” sul divano e affetti da disturbi legati alla mancanza di socialità. Coppie giovani che lavorano fuori casi alle prese con continue chiamate a baby sitter e vicini a cui affidare la vigilanza dei ragazzini orfani di lezioni in presenza. In tempi di Dad, succede questo e molto altro nelle famiglie del Friuli Venezia Giulia.

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A sentire i diretti interessati, infatti, l’avvio della didattica a distanza a partire da lunedì scorso per tutti gli iscritti di scuole medie e superiori sta mettendo a dura prova adulti e ragazzi. Da un lato ci sono i problemi logistici, come la gestione degli spazi dentro casa e l’uso di pc, tablet e connessioni internet. Dall’altro le ricadute psicologiche con il timore, ormai diffuso in molti studenti, che di qui alla fine dell’anno scolastico si tornerà più in classe. «Ho due figli, uno alle medie e l’altra alle superiori, e sono entrambi in Dad - racconta al telefono Monica Tramontini -. Sono due ragazzi bravi e responsabili, ma se per la più grande ormai stare a casa è diventata un’abitudine da ottobre, per il più piccolo è una novità. Vedremo come andrà nei prossimi giorni, anche perché si tratta della terza media, un anno comunque importante. Certo sono ragazzini già grandi e autonomi, ma può capitare che un aiuto serva. E come molti genitori - aggiunge - la paura è che si continui così fino a giugno».

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C’è anche chi, come Loredana Nordio, si trova a dover bloccare seppur parzialmente la ricerca di un impiego proprio a causa della Dad. «Ho perso il lavoro e ho scelto di iscrivermi a un corso online di formazione, propedeutico alla ricerca di una nuova occupazione. È chiaro che con un figlio che dovrà seguire le lezioni da casa non sarà facile. Per fortuna entrambi abbiamo un pc, ma le difficoltà comunque sono tante, anche perché il percorso che seguo non permette assenze o stop. In più - sottolinea - non posso allontanarmi da casa per colloqui o altro, considerando che i figli sotto i 14 anni, per legge, non possono mai essere lasciati soli. Il ritorno alla Dad sta esasperando moltissimi genitori».



Anna Miceli invece un lavoro ce l’ha, ma è a casa, in smart working da un anno. «C’è un aspetto che mi preoccupa in particolare - spiega -. Seguendo mio figlio, iscritto alle medie e ora in Dad, ho riscontrato che le ore di lezione sono molto poche rispetto alla normalità. E questo non va bene. Tanto più se pensiamo che la formula a distanza potrebbe proseguire ancora, dopo queste due settimane. I ragazzini nella maggior parte dei casi sono contenti, non si rendono conto che manca il vissuto quotidiano con gli altri. Per fortuna mio figlio gioca a calcio, e almeno può godere di un momento di incontro e aggregazione con i coetanei».

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Sono tanti i genitori preoccupati dalla mancanza di relazioni dei figli, alcuni lontani dalle classi da mesi e in preda a una sorta di apatia cronica. C’è chi non se la sente di uscire nemmeno nel tempo libero, e chi manifesta, anche a livello fisico, disturbi e malesseri. «Dispiace - spiega un’altra mamma - assistere alla comparsa di tanti problemi anche di tipo somatico tra i govani. Eruzioni cutanee, brufoli, inappetenza. C’è chi non vuole più metter piede fuori dalla sua cameretta. Sono situazioni più frequenti di quello che si possa pensare ed è chiaro che spaventano. C’è bisogno di riflettere su questo - conclude - e sul bisogno di assicurare il benessere di questi ragazzi che stanno pagando più di altri la pandemia». —

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