La dieta dell’astronauta? Ora si prepara a Cattinara
TRIESTE Dalla Clinica Medica di Cattinara allo spazio. No, non è il titolo di un romanzo a sfondo “ucronico” ma quanto succede nel reparto di Medicina interna dell’ospedale triestino diretto dal professor Gianni Biolo. A coadiuvarlo il dottor Filippo Giorgio Di Girolamo, il medico dietologo Roberta Situlin e il responsabile dell’Ambulatorio per l’obesità Pierandrea Vinci. Quattro medici specializzati in attività inerenti la nutrizione, la diabetologia e il metabolismo e che da cinque mesi hanno iniziato a collaborare con l’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, e l’Esa, l’European Space Agency, coinvolgendo l’astronauta Luca Parmitano nel corso della sua permanenza nell’Iss, la Stazione Spaziale Internazionale.
Il loro studio, denominato “Nutriss”, prevede la misurazione mensile delle variazioni di massa corporea totale, della massa muscolare, del tessuto adiposo e del volume dei fluidi intra ed extracellulari nel corso dei sei mesi di durata della missione. E, come capita dalla prima “trasferta” sulla Luna di 50 anni fa, anche questa volta l’esperienza nel vuoto dello spazio di un astronauta serve per risposte molto più “terrestri”. «Questi esperimenti ci interessano per capire quali sono i meccanismi delle terapie che riguardano i pazienti acuti ospedalizzati - spiega il professor Biolo - cioè persone che a causa di una malattia stanno a letto per molti giorni. Oppure per capire gli effetti, concentrati in sei mesi, di cosa succede dopo 10 anni di vita sedentaria». Una sfida, quella di studiare gli effetti del metabolismo nello spazio dell’astronauta siciliano, nata quasi per gioco da parte del docente universitario di Medicina interna e della sua squadra di collaboratori. «Abbiamo risposto a un bando e hanno accettato il nostro progetto», racconta sempre Biolo: «Noi collaboriamo da 15 anni con le agenzie spaziali europea e americana». Il modello utilizzato da Biolo e dal suo staff è quello del cosiddetto allettamento sano sperimentale conosciuto anche come “bed rest”.
«In pratica vengono arruolati dei volontari sani e bloccati a letto per due settimane o un mese», ancora Biolo: «Utilizzando come “cavia” Luca Parmitano possiamo studiare gli effetti medici di questa inattività fisica in un modo ancora più empirico, perché, a differenza del caso di chi rimane disteso su un letto, un lungo periodo senza gravità offre risposte ancora più pertinenti».
Se fa fatica chi vive sulla Terra a mantenere una forma fisica accettabile, com’è possibile farlo nello spazio? «Gli ingegneri dell’Esa hanno creato per gli astronauti dei “tapis roulant” zavorrati in modo da consentire loro di fare dei movimenti i più simili possibile a quelli della corsa, della cyclette o del sollevamento pesi – spiega Biolo – fondamentali per consentire loro di non perdere troppa massa muscolare».
E nel frattempo - da Cattinara - il dietologo personale spiega ad “AstroLuca” cosa è preferibile mangiare e cosa no. «È così. In questi sei mesi abbiamo cercato di modulare la quantità di cibo in base alle variazioni di grasso che abbiamo osservato». E come avviene questo scambio di informazioni? «Noi non possiamo parlare direttamente con Parmitano – spiega il dottor Di Girolamo – ma ci interfacciamo con lui attraverso una serie di programmi criptati e una sorta di “icloud” attraverso il quale possiamo leggere i dati di nostra competenza. Noi li esaminiamo per poi consigliare a chi parla con lui come è meglio che prosegua la sua dieta. Abbiamo quasi concluso il percorso assieme alla sua missione e dal punto di vista tecnico possiamo dirci molto soddisfatti».
L’analisi a distanza tra Cattinara e lo spazio durerà ancora un mese, per poi passare a una visita finale dal vivo una volta che l’astronauta sarà rientrato in Europa. «Lo incontreremo a Colonia il prossimo febbraio», conclude Biolo: «Dopodiché, una volta visitato, pubblicheremo i dati finali di questa ricerca».—
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