La dem triestina Rojc in soccorso al nuovo gruppo dei Responsabili
il caso
Diego D’Amelio / trieste
La prima giornata di consultazioni comincia col passaggio della senatrice Tatjana Rojc al gruppo dei Responsabili al Senato. Il Pd cerca di puntellare l’ipotetica maggioranza del Conte ter, mentre il centrodestra comincia a sfumare le posizioni interne. Forza Italia spinge per un governo di unità nazionale, che sembra ora tentare anche la Lega. L’opposizione si presenterà unita dal presidente Sergio Mattarella, ma Fdi insiste sul voto anticipato.
A fare rumore è però soprattutto la decisione del Pd di “prestare” Rojc alla pattuglia degli Europeisti-Maie-Centro democratico che, dopo la defezione di Sandra Lonardo in Mastella, si erano trovati con un senatore in meno rispetto ai dieci necessari per costituire il nuovo gruppo a Palazzo Madama. La senatrice della minoranza slovena diventa una “costruttrice”, come richiestole dal segretario Nicola Zingaretti in una telefonata avvenuta martedì sera.
Rojc parla di «aiuto tecnico alla costituzione di un gruppo europeista» che concorra a sostenere il Conte ter. Lo spostamento della parlamentare si è reso necessario dopo il mancato di Lonardo, per il rifiuto di aggiungere il riferimento alla lista “Noi campani” alla già chilometrica formula che contraddistinguerà i costruttori. Si tratta del movimento con cui Mastella sostiene il centrosinistra nella sua regione e tanto basta per far mancare il numero minimo di componenti al gruppo.
In aiuto arriva il Pd, ma il passaggio è una sorpresa, tanto che il nome di Rojc è aggiunto a penna all’ultimo momento nella richiesta agli uffici del Senato. Ora i Responsabili esistono anche sulla carta, ma non mancano gli attacchi. Il prodiano di lungo corso Arturo Parisi si chiede se «è questa la politica di “alto profilo” all’altezza del dramma dell’ora». Ma la bordata arriva da Forza Italia, con il deputato goriziano Guido Pettarin: «Una tristezza. È evidente che questo passaggio sottintende la garanzia alla ricandidatura di Tatjana Rojc».
Le acque sono mosse fra i giallorossi e il ministro Stefano Patuanelli resta copertissimo. Difficile esporsi dopo le voci che continuano a darlo fra i successori del premier (qualora naufragasse l’ipotesi Di Maio) o sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Conte Ter. Il titolare del Mise si concentra sul vertice con la commissaria Ue alla Concorrenza Vestager e il ministro francese dell’Economia Le Maire, che sancisce la fumata nera per la cessione di Chantier de L’Atlantique a Fincantieri.
Italia viva continua intanto a tenere aperta la strada della trattativa. Il presidente dei renziani Ettore Rosato non sarà da Mattarella, sostituito dall’ex ministra Bellanova. Il triestino spiega che oggi Iv non indicherà Conte ma nemmeno nomi alternativi: «Andremo al Quirinale senza veti o preclusioni rappresentando il fatto che abbiamo bisogno di un confronto sul programma. Le indicazioni sui nomi saranno dopo». L’ex capogruppo del Pd definisce «una follia assurda» il trasferimento di «un senatore Pd nel gruppo dei Responsabili solo per farlo nascere». Un parlamentare della maggioranza annota però nel frattempo che «il gruppo di Iv è ormai in totale fibrillazione: molti non se la sentono di affossare il governo». Se Rosato non chiude del tutto la porta a Conte, Debora Serracchiani la spalanca, ma allo stesso tempo tiene in piedi altre soluzioni. Dopo una giornata di riunioni concluse con la Direzione Pd, la deputata amplifica la linea Zingaretti: «Non c’è più spazio per tattiche. Vogliamo costruire una maggioranza a sostegno di un governo che lavori subito, salvi le risorse del Recovery e ridia speranza al paese». La preferenza è il Conte ter: un «governo politico», che deve essere «forte e quindi la maggioranza va allargata». Serracchiani non chiude comunque ad altre formule, limitandosi a un eloquente «no alle forze sovraniste», che chiama al dialogo Forza Italia.
Ai berlusconiani un governo allargato non dispiace. I due senatori eletti in Fvg non sono la coppia di forzisti che per tutto il giorno vengono dati in procinto di fare il salto tra i Responsabili. Laura Stabile dice che «i corteggiamenti sono finiti: hanno capito che non sono disponibile sul Conte ter. Siamo in attesa di capire cosa succederà». Franco Dal Mas scherza: «Preferisco i corteggiamenti di più piacevoli compagnie». I vertici azzurri dicono ormai urbi et orbi di non volere le elezioni e Dal Mas tenta l’equilibrismo: «In molti pensiamo che avremmo dovuto presentarci da soli alle consultazioni, ma Fi resta perno dell’alleanza con la sua identità europeista».
Ma anche nella Lega i ghiacci cominciano a sciogliersi, se perfino Salvini valuta nuove ipotesi: «Diremo no al mercato delle vacche e a un reincarico a Conte. Quando non sarà più a Palazzo Chigi ragioneremo di tutto il resto». La fedelissima pordenonese Vannia Gava fa l’esegesi del Capitano: «Conte ha fatto il suo tempo. La cosa migliore è ridare la parola al popolo, ma è chiaro che ci sono consultazioni in corso e tutti i giochi sono aperti». I giochi li chiude però Ciriani, unico rappresentante regionale che parteciperà di persona alle consultazioni. Il capogruppo al Senato di Fdi sottolinea che «in Senato si sono inventati un nuovo gruppo pur di salvare le poltrone. Serve un governo che sappia governare, una maggioranza forte che può nascere soltanto da nuove elezioni». —
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