La delusione in corsia di infermieri e operatori per il bonus negato
TRIESTE
Un misto tra delusione, rabbia e scoramento anche perché loro, infermieri, tecnici, amministrativi e operatori sanitari, non hanno nessuna colpa rispetto a due bilanci consecutivi chiusi dall’Azienda sanitaria di Trieste con un passivo di 800 mila euro nel 2016 e di 5,8 milioni nel 2017. Sono loro che però non percepiranno un bonus di circa 200 euro su una paga che per gli infermieri e i tecnici di radiologia è di poco superiore a 1.400 euro netti e che per gli oss si aggira attorno 1.300 euro.
Girando tra i reparti e nei corridoi di Cattinara è difficile incontrare qualcuno che non sia impegnato o che possa esprimersi liberamente. Lo scorso anno è stata infatti emessa una circolare che impedisce ai dipendenti dell’AsuiTs di parlare con i giornalisti senza autorizzazione. Ma le reazioni non mancano, dietro la garanzia dell’anonimato.
La mancata premialità non è una sorpresa per il primo infermiere incontrato all’ospedale: «Lo sapevo perché avevo letto qualcosa del sindacato. Anche lo scorso anno non abbiamo preso quei soldi e un po’ mi ero messo il cuore in pace, di solito quando ti levano qualcosa poi non te lo ridanno più». Una collega è invece infastidita: «Non sono certo tanti soldi, però a fine luglio fanno comodo e poi si avvicina la scuola e magari potevo regalare qualcosa ai miei figli». Una giovane infermiera dice invece che non ha avuto il tempo di informarsi, ma «in reparto ho percepito parecchio fermento».
All’ospedale Maggiore la situazione è identica. «Non solo lavoriamo sotto organico ma, come se non bastasse, ci tolgono pure questo minimo incentivo, che peraltro ci siamo guadagnati con il lavoro già svolto». È lo sfogo di una delle poche operarici incrociate tra i corridoi semideserti. «Per noi quelli erano soldi per andare in ferie: non moltissimi, ma ci contavamo. Ovvio che ci cambierà qualcosa, non è una fesseria con quello che guadagniamo». Un collega specifica che «il problema nasce dal fatto che la riforma della sanità, con la fusione fra ospedale, università e territorio, ha portato i problemi del territorio all’interno della nostra azienda. Quest’ultima in vent’anni ha fatto di tutto per ridurre il proprio debito e si è ritrovata dal giorno alla notte a dover gestire problemi provenienti dall’esterno».
Anche per Enrico Era, coordinatore delle Rsu dell’Azienda sanitaria triestina, l’accorpamento è una delle cause principali di questa situazione, perché i costi sono aumentati: «I colleghi sono arrabbiati visto che negli ultimi due anni la situazione è sempre peggiorata». Fabio Pototschnig, segretario Fials di Trieste, fa intanto i conti: «I dipendenti contano su un fondo produttività che si sta però lentamente riducendo. L’ultimo incentivo è stato mediamente di 500 euro, ma quest’anno ne arriveranno 300».
Se questa è la cifra che riguarda i dipendenti del Comparto unico, per i medici il bonus è decisamente più cospicuo: circa 75 euro netti al mese. Per loro niente 1% aggiuntivo previsto invece per il Comparto, con infermieri e tecnici a poter contare su 250 euro, mentre gli operatori sanitari si arrestano a circa 150.
Matteo Modica, segretario provinciale di Fsi-Usae, definisce la scelta «inammissibile e vergognoso che i lavoratori debbano sempre pagare per scelte politiche discutibili e perfino assurde». Durissimo il commento del dottor Claudio Illicher, segretario locale del Cimo, il Coordinamento dei medici ospedalieri: «Una porcata, non c’è altro da dire. C’è gente che ha lavorato tutto l’anno e alla fine non viene pagata. Questo può essere previsto dal contratto, ma dal punto di vista del rapporto con il personale è una porcata. Mi stupisce che i rappresentanti del comparto non abbiano ribaltato il tavolo. Non mi stupisce invece che l’attuale giunta sia stata zitta, nessun politico dirà che l’attuale sanità com’è fatta non è sostenibile». —
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