La Croazia migliora le ferrovie ma l’Istria resta tagliata fuori

Non ci saranno né treni veloci né nuove linee ferroviarie in Istria, a differenza del resto della Croazia. Nonostante il grande piano di investimenti lanciato dal governo croato per il rinnovo della rete ferroviaria nazionale nei prossimi anni, il capolinea di tutti i nuovi lavori sarà infatti Fiume. Più ad ovest del capoluogo quarnerino, ci sarà invece «il Far West ferroviario», per dirla con le parole del quotidiano locale Glas Istre, che sottolinea come il 2020 - anno del Big bang ferroviario in Croazia - non avrà alcuna ripercussione in Istria. Ad annotarlo è anche l’ex presidente della regione istriana e parlamentare europeo Valter Flego, che denuncia: «Non avremo mai del traffico in Istria finché non saremo collegati a Divaccia e al resto dei corridoi europei».
Di cosa stiamo parlando? Il governo di Zagabria ha avviato di recente numerosi progetti di ampliamento e modernizzazione della rete ferroviaria nazionale, finanziati per la maggior parte con dei fondi europei e riguardanti un totale di circa 400 km di ferrovie. L’obiettivo è quello di aggiornare un’infrastruttura vecchia e poco utilizzata proprio a causa della sua lentezza e degli scarsi collegamenti. «Lo stato dell’infrastruttura ferroviaria in Croazia è illustrato bene dalla velocità media dei treni croati, che è di 58,2 km/h. Solo Serbia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro fanno peggio», riassume il quotidiano croato Jutarnji List. A partire da questa e da altre constatazioni (legate in particolare allo sviluppo del porto di Fiume), l’esecutivo di Andrej Plenković ha dunque avviato diversi investimenti, con l’introduzione ad esempio di treni che andranno fino a 160 km/h. Ma, appunto, «dei 400 km di linee ferroviarie da costruire o da rinnovare, neanche un metro sarà costruito in Istria», ribadisce il Glas Istre.
I progetti previsti da esecutivo e Ferrovie croate riguardano infatti la regione di Zagabria, l’asse Fiume-Zagabria-Budapest o l’asse in direzione di Belgrado. Niente ad ovest del Monte Maggiore dunque, con l’Istria che rimane ancorata ad un’unica linea che da Pola porta a Lubiana e ad un collegamento via bus per attraversare il tunnel del Monte Maggiore e raggiungere Fiume e il resto della Croazia. Per l’ex presidente della regione istriana, eletto a maggio al parlamento europeo, si tratta di un fatto inaccettabile. «In Istria non si costruisce perché né l’Istria né Fiume sono presenti sulla carta dei corridoi europei. Per questo il ministero non può proporre progetti né ricevere finanziamenti europei», lamenta Valter Flego.
In effetti, due corridoi europei sfiorano l’Istria croata senza attraversarla. Da un lato il corridoio paneuropeo V, che con il suo ramo B congiunge Fiume a Budapest, dall’altro il corridoio Baltico-Adriatico che mira a creare una rete ferroviaria tra Stettino e Danzica in Polonia, fino a Trieste, Venezia e Bologna in Italia. «Il porto di Fiume non potrà mai prosperare se non sarà collegato al corridoio Baltico-Adriatico», commenta a questo proposito Valter Flego. Fatto sta, gli investimenti annunciati finora non sfiorano nemmeno la regione istriana.
Nel dicembre 2019, è stata inaugurata la prima linea ferroviaria costruita in Croazia negli ultimi 50 anni (tra Gradec e Sveti Ivan Žabno, nei dintorni di Zagabria) e altre 17 tratte saranno sviluppate nei prossimi 10 anni (alcuni cantieri sono già partiti, altri in fase di avvio). In tutto, si parla di 3 miliardi di euro, tra investimenti del governo croato, fondi europei e interventi della Banca mondiale.
«Di questi soldi, neanche un centesimo sarà speso in Istria», conclude amaro il quotidiano istriano, che annota come «i passeggeri dovranno continuare a prendere un autobus da Fiume a Lupoglav per poi proseguire in treno verso Pola». Una soluzione difficile. —
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