La Croazia ha perso il 10% di popolazione. I giovani cercano lavoro in Germania
BELGRADO Un’emorragia lunga e inarrestabile, frenata solo temporaneamente dalla pandemia, ma pronta a ripartire con ancor più forza già nei prossimi mesi. È quella della forza-lavoro dei Balcani, regione “prosciugata” della sua migliore gioventù a causa di culle vuote e anche emigrazione, con un esodo di massa nell’ultimo decennio verso l’Europa più ricca. In cerca di lavoro e vita migliore, con sempre meno famiglie con figli in patria.
Il quadro è stato confermato in questi giorni da dati preliminari del censimento organizzato in Croazia, ultima nazione dell’area a fare ingresso nella Ue, nel 2013. Fu un successo e fonte di grande orgoglio, per Zagabria, poter issare la bandiera blu a dodici stelle. Ma gli effetti negativi indiretti post-adesione sono stati pesanti. Croazia che, secondo le prime stime, rese pubbliche dai media di Zagabria, avrebbe perso in otto anni almeno 400mila abitanti, praticamente il dieci per cento della popolazione, la maggior parte finita in Germania e in Austria e in altri Paesi Ue più ricchi. Ma potrebbero essere addirittura «stime al ribasso», ha segnalato l’agenzia di stampa croata Hina, mentre il quotidiano Jutarnji List, il primo a rivelare i numeri, ha anticipato che il Paese potrebbero ora essere sceso sotto la soglia psicologica dei quattro milioni di abitanti. Tutto colpa «dell’emigrazione», ha titolato il giornale. Numeri che nascondono buchi preoccupanti nel mercato del lavoro, in particolare nel comparto dell’edilizia, nei trasporti e nel turismo, locomotiva dell’economia nazionale.
«La Germania pompa forza lavoro dalla Croazia, si prende le risorse migliori e ci ridà i pensionati, diventeremo l’ospizio d’Europa», il leitmotiv sui media croati. Se ne vanno anche quelli che «hanno un posto di lavoro», lo fanno per cercare uno Stato più solido, che dia sicurezza per il futuro, ha suggerito da parte sua lo studioso Tado Juric. Le cose potrebbero anche peggiorare, nel prossimo futuro. È lo scenario suggerito dall’attesa decisione della Svizzera, che dal primo gennaio del 2022 spalancherà le sue frontiere ai lavoratori croati, senza più restrizioni, eliminando tutte le attuali restrizioni. Fra qualche mesi i croati «avranno gli stessi diritti degli altri cittadini Ue» se volessero lavorare in Svizzera, hanno confermato le autorità elvetiche. Restrizioni simili erano state adottate anche da Paesi Ue, poi tutti cadute nel corso degli anni.
Zagabria «deve prepararsi a una nuova ondata di emigrazione» dei suoi nuovi “Gastarbeiter”, ha confermato il demografo Stjepan Sterc. E poi c’è la Germania, che ha bisogno di decine di migliaia di lavoratori specializzati, in testa da assorbire nel settore sanitario, ma anche nei trasporti e nell’edilizia, situazione che attira chi vuole andarsene dalla Croazia. Ma non solo. Sono tutti i Balcani che, da anni, hanno problemi identici se non più gravi. In un confronto con il 1990, infatti, la Croazia entro il 2050 dovrebbe perdere oltre il 20% della sua popolazione, la Serbia il 24%, la Bosnia il 29%, la Romania il 30% - si stima che il Paese scenderà a 16 milioni di abitanti fra due decenni - e la Bulgaria impoverita dei suoi abitanti addirittura del 40%.
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