La Croazia è in recessione: il Pil sprofonda del 15,1%
/ ZAGABRIA Nessuno si faceva illusioni in Croazia, a fronte di un’epidemia da coronavirus praticamente inarrestabile (altri 357 nuovi contagi nelle ultime 24 ore), sulla pesante crisi economica che avrebbe colpito il Paese dopo la fine dell’estate, dopo, cioè, il rendiconto di quanto i turisti (pochi invero) avrebbero depositato nei portafogli degli imprenditori dell’ospitalità e nelle casse dello Stato. Da ieri, dopo la presentazione dei dati economici del secondo trimestre del 2020 da parte dell’Istituto di statistica nazionale croato, la crisi diventa amara realtà e la sua gravità fa evocare agli economisti e analisti finanziari la terribile parola: recessione.
Se gli esperti prevedevano che il Pil sarebbe diminuito in media del 13,9% su base annua e le loro stime sulla caduta variavano entro una forbice dal 12 al 17 %, l’Istat croato ha calcolato che il crollo è stato del 15,1%. È la prima recessione economica dalla metà del 2014 e la più grande dal 2000, da quando l’Istituto di statistica nazionale ha monitorato i dati. Il calo maggiore dell'8,8% finora è stato registrato nel primo trimestre del 2009, all'inizio della crisi finanziaria globale. Tutti sono d'accordo che la forte flessione economica del secondo trimestre è stata il risultato della pandemia di Covid-19 e delle misure restrittive poste in essere e volte al controllo del virus, che ha paralizzato l'attività economica dalla seconda metà di marzo alla fine di aprile. Nel primo trimestre, l'economia interna è riuscita a evitare una recessione, ma la crescita del Pil è rallentata facendo segnare un debole +0,4% su base annua, la crescita più lenta degli ultimi sei anni.
Nel secondo trimestre, invece, l'impatto della crisi è stato forte. «La parziale cessazione dell'attività economica, in risposta alla diffusione del virus, ha avuto un forte impatto sul deterioramento dell'indice di fiducia dei produttori e dei consumatori, con alti tassi di declino in quasi tutti i settori, dalla vendita al dettaglio a una serie di attività industriali», spiega all’agenzia di stampa Hina un gruppo di analisti croati. Il "blocco" ha causato un calo record dei consumi personali, la componente più importante del Pil. I dati dell’Istituto di statistica nazionale mostrano che il fatturato del commercio al dettaglio nel secondo trimestre è sceso di circa il 13% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. «Secondo il movimento del commercio al dettaglio, si potrebbe concludere che i consumi personali sono calati di circa il 15%, e i dati indicano un calo dell’export di beni del 13,5% e delle importazioni del 22,8%», spiegano ancora gli esperti. Il commercio internazionale è diminuito drasticamente nel secondo trimestre a causa dei blocchi dell'attività economica e del traffico per frenare la diffusione del coronavirus. Oltre alle esportazioni e alle importazioni, la produzione industriale è crollata nel secondo trimestre, dell'8,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
«È abbastanza difficile essere precisi nelle stime - concludono gli analisti - ma è chiaro che tutte le componenti del Pil hanno registrato un calo, ad eccezione della spesa pubblica». Quest'anno, anche l'impatto decisivo del turismo sull'economia è stato assente. Nei primi sei mesi sono stati registrati 1,5 milioni di arrivi di turisti e 5,2 milioni di pernottamenti nelle strutture ricettive in Croazia, circa il 77% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E il Paese è finito in recessione. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo