La Croazia conta i morti da Covid-19 ma il governo rimane immobile

Lo scienziato Đikić: «Necessaria una stretta o sarà una tragedia». La Slovenia pronta a emanare norme più restrittive

ZAGABRIA Mentre la Slovenia sta vivendo da giorni in una sorta di mini lockdown, coprifuoco dalle 21 alle 6 compreso, in Croazia, dove l’epidemia da Covid-19 sta crescendo in modo molto preoccupante, il governo non predispone alcuna norma restrittiva se non quella di indossare le mascherine all’esterno qualora non si possa garantire la distanza sociale di un metro e mezzo che diventano due negli spazi interni. Vietati gli assembramenti con più di 50 persone e le manifestazioni sportive si svolgono senza spettatori. E i contagi salgono. Nelle ultime 24 i nuovi infetti sono stati 1.529 su 5670 tamponi effettuati, quindi un test su cinque è risultato positivo. Morte 38 persone. La situazione negli ospedali è da girone infernale dantesco, i medici sono allo stremo delle forze. Ma il governo non fa nulla, nessuna norma più restrittiva. Un immobilismo che ha fatto scattare la rabbia allo scienziato croato Ivan Đikić che dalla Germania, dove lavora, ha scritto una lettera di fuoco al primo ministro Andrej Plenković.

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Medici in corsia a Zagabria


«Sappiamo che nella lotta contro il Covid-19, una risposta ritardata può portare a una maggiore perdita di vite umane, perdite economiche e un indebolimento della fiducia dei cittadini nel sistema», si legge nella missiva. «Molti Paesi dell'Ue - prosegue Đikić - hanno quindi già sviluppato e presentato dei piani con misure che vengono attuate secondo una serie di indicatori relativi alla pandemia». «La situazione odierna in Croazia è estremamente grave - afferma lo scienziato - e i dati che sono pubblicamente disponibili - il numero di infetti, ricoverati in ospedale, i gravemente malati, quelli attaccati ai respiratori e, purtroppo, 794 morti - sono un allarme per gli esperti che hanno pubblicamente dichiarato i loro avvertimenti».

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Zagabria tutti con la mascherina mentre si scende o si sale sul tram che attraversa la capitale. jutarnji.hr

È necessario, secondo Đikić, un piano preciso di misure ben definite per la tutela della salute e dell'economia, ma il governo croato non ha ancora presentato un piano e una strategia chiari nella lotta contro il Covid-19. Gli esperti mondiali, spiega ancora, prevedono che il periodo più grave di questa pandemia sarà da dicembre 2020 a marzo 2021 e che - ipotizzando l'arrivo dei vaccini all'inizio del 2021 - la situazione potrebbe essere sotto controllo solo alla fine del 2021. Pertanto, è necessario predisporre misure adeguate, a lungo termine e globali nella lotta contro il Covid-19 in Croazia. «Tali consigli possono aiutare te e il governo - ha concluso Đikić giornalmente impegnato nelle ricerche sul coronavirus rivolgendosi direttamente al premier - a preparare una strategia seria e globale perché, ripeto, la Croazia deve affrontare grandi sfide nel sistema sanitario, nell'impatto sulle persone socialmente svantaggiate, sui lavoratori, sull'economia e sulla stabilità finanziaria dell'intero Paese».

Sicuramente più incisivo e concreto il lavoro nella lotta contro il coronavirus svolto dall’esecutivo della Slovenia che ancora ieri, per bocca del suo portavoce Jelko Kacin, ha precisato come qualche cosa sta rallentando nella curva dei contagi, ma si è oggettivamente ancora lontani dalla fine del tunnel e non si deve assolutamente abbassare la guardia. Dunque le misure restrittive non si toccano. Si va avanti chiedendo ai cittadini il massimo rispetto delle norme anti Covid-19. Nelle ultime 24 ore in Slovenia i nuovi contagi sono stati 464, ma a fronte di soli 2.063 tamponi effettuati. Comunque è risultato positivo il 22,49% dei test.

Si vive ancora in una situazione a rischio grave. Ne sono la conferma il numero degli ospedalizzati, 1.143 in tutto il Paese, dei quali 190 in terapia intensiva. Decedute 24 persone. Non a caso, quindi, nella sessione di governo di sabato scorso, il ministro della Salute Tomaž Gantar ha proposto una rigorosa applicazione delle misure adottate per frenare l'epidemia e, se necessario, di renderle ancora più “dure”. Il gruppo consultivo del ministero della Salute sta preparando una proposta per ulteriori misure restrittive che saranno decise dal governo nei prossimi giorni.

Il grosso problema rimane ancora la reperibilità di nuovi posti letto. A tale riguardo il Centro clinico universitario di Lubiana (Ukc) ha aperto nuovi locali nella parte incompiuta del servizio diagnostico-terapeutico. «La preparazione di capacità aggiuntive era necessaria - spiega Janez Poklukar, direttore dell’Ukc - ed è meglio un’area ospedaliera ancora incompleta piuttosto che allestire luoghi come i palazzetti dello sport». «Qui abbiamo nelle immediate vicinanze dell'unità, sale operatorie e cablaggi per ossigeno». I primi pazienti sono stati ammessi ieri alla nuova zona Covid. —

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