La Croazia celebra la vittoria dell’operazione Tempesta
ZAGABRIA La Croazia ha celebrato ieri il 23esimo anniversario dell’operazione Tempesta (Oluja) con cui, nel 1995, ha riconquistato l’entroterra dalmata e vinto la sua guerra di indipendenza. Per celebrare la vittoria, ieri, la presidente croata Kolinda Grabar Kitarović ha inaugurato un monumento a Ljubovo, dove 68 soldati e poliziotti croati sono morti durante gli scontri. Durante il suo discorso, la capo di Stato ha ricordato «l’importanza di mantenere viva la memoria e i valori della Guerra patriottica» e ha ringraziato i veterani «per il loro contributo nella difesa della Croazia e nel raggiungimento della vittoria».
Anche il primo ministro Andrej Plenkovic si è rivolto agli ex combattenti e ne ha lodato «lo spirito di sacrificio» che, assieme alla «saggezza del primo presidente croato Franjo Tudjman», ha permesso «la liberazione in soli quattro giorni della parte più grande del territorio croato temporaneamente sotto occupazione». L’operazione Tempesta, guidata dal generale Ante Gotovina, è iniziata all’alba del 4 agosto 1995 e ha portato in 84 ore alla liberazione di oltre 10mila chilometri quadri di territorio (quasi un quinto della superficie del paese), ovvero della cosiddetta “Repubblica serba di Krajina”, autoproclamatasi indipendente nel 1991 e tornata in mani croate solo quattro anni più tardi. 200mila soldati e poliziotti hanno partecipato alla più grande operazione della guerra d’indipendenza croata e il momento culmine è stata la presa di Knin (Tenin) tra Sebenico e il confine bosniaco, dove una bandiera croata fu issata il 5 agosto 1995 a mezzogiorno. A ricordo di quell’evento, il 5 agosto è diventato da allora giorno festivo in Croazia e, oggi, delle celebrazioni ufficiali si terranno a Knin in presenza delle associazioni dei veterani.
Sempre in occasione della vittoria, la presidente Grabar Kitarović ha conferito delle medaglie ai generali Ante Gotovina e Mladen Markac e ad altri 14 militari. Ma non tutti festeggiano il 5 agosto allo stesso modo. La Serbia è infatti a lutto. Nel Paese si commemorano «i circa 2 mila morti, di cui 1.200 civili» e «gli oltre 200 mila serbi che furono espulsi», come indicato dal presidente della Coalizione delle associazioni di rifugiati serbi Miodrag Linta, secondo cui «la Croazia non ha la forza per fare i conti con il proprio passato».
Se il tribunale dell’Aia ha assolto il generale Gotovina dalle accuse di crimini guerra e contro l’umanità (dopo averlo inizialmente condannato), per l’associazione croata Documenta - che si occupa di fare luce sulle atrocità degli anni Novanta - «le indagini non sono state completate riguardo all’operazione Tempesta» e «pochi crimini di guerra sono stati portati all’attenzione dei tribunali croati». Il rappresentante della minoranza serba in Croazia, Milorad Pupovac, ha dichiarato che «23 anni dopo la fine del conflitto, lo spirito di pace non ha ancora soppiantato la retorica bellica nello spazio pubblico». «Ci aspettiamo che una cultura di pace sia costruita, all’interno della quale sia possibile commemorare ogni vittima e in cui non ci sarà spazio per le ideologie o le politiche che hanno portato ai crimini di guerra», ha dichiarato Pupovac. —
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