La Croazia cede sulla “legge Perkovi„”

Il Sabor accoglie il diktat della Ue e modifica la controversa norma sull’estradizione. L’ex spia jugoslava verso il trasferimento
Di Stefano Giantin

BELGRADO. Ci voleva il sigillo del Parlamento per mettere l’attesa parola fine alla lunga e pericolosa diatriba. E dopo mesi di tira e molla, polemiche e minacce, il passo indietro è arrivato. Con 83 voti a favore, 28 contrari e sei astenuti il Sabor croato ha ieri recepito le indicazioni-diktat di Bruxelles e ha emendato la controversa legge nazionale sulla cooperazione giudiziaria che impediva l’estradizione di croati sospettati di aver compiuto crimini prima del 2002.

Dovrebbe così ufficialmente chiudersi il primo, serissimo conflitto tra Zagabria e l’Ue, di cui la Croazia è entrata a far parte il primo luglio scorso. Croazia che poco prima del gran giorno aveva modificato la legge, secondo i critici solo per salvare personaggi scomodi come Josip Perkovic, ex numero uno dell’intelligence jugoslava, ritenuto dalla magistratura tedesca mandante dell’omicidio del dissidente croato Stjepan Djurekovic, avvenuto in Germania nel 1983. Ma Perkovic, su cui pende un mandato di cattura della procura di Karlsruhe, salvo non dovrebbe esserlo più. E potrebbe essere trasferito oltralpe, a partire dal prossimo primo gennaio, data di entrata in vigore della norma riformata. Per la Croazia, invece, che aveva promesso a fine settembre di «osservare pienamente al più presto e senza condizioni» le regole sul mandato europeo, parola del ministro della Giustizia, Orsat Miljenic, dovrebbero venir meno le minacciate sanzioni europee, in primis il taglio di parte dei fondi in arrivo da Bruxelles, più volte paventato dalla Commissione per bocca della vice commissaria Reding.

Non si può del tutto escludere però la possibilità che il conflitto stia ancora covando sotto le ceneri. Non è infatti ancora chiaro, suggeriscono diversi analisti croati, che peso avrà ancora la complessa questione della legge sulla prescrizione che in Croazia impedisce indagini e processi in casi di reati come quelli ascritti a Perkovic e commessi da più di 30 anni. E rimane in ballo anche la possibilità che l’ex spia possa non essere estradata, ma processata in patria dopo una modifica della Costituzione da eseguire da qui a dicembre per permettere di portare in giudizio i presunti criminali politici “ex Jugo”.

Al momento è certo solo che, a causa dell’aspra contesa con l’Ue sul caso Perkovic, è stato creato «un drammatico problema sul lungo periodo» per la Croazia, sottoposta all’onta di un «monitoraggio post-adesione», spiega l’analista Davor Gjenero. E «il governo croato ha obbligato il nostro Paese» nella parte lenta di «un’Europa a due velocità», area da tenere sotto controllo a causa di economie in difficoltà e debole stato di diritto, come nel caso di Romania e Bulgaria. Ma la paura maggiore è che il danno sia ancora più grande. Che la Croazia, chiosa Gjenero, venga ora vista a Bruxelles solo come «un membro Ue problematico» e che questa immagine perduri negli anni a venire.

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