La crisi Teseco non blocca lo scalo Masini all’ex Aquila

L’imprenditore toscano conferma la volontà di realizzare un terminal portuale È caccia ai partner operativi. L’Authority aspetta che i contatti si concretizzino
Di Massimo Greco
Lasorte Trieste 29/10/14 - Il Piccolo, Forum, Teseco
Lasorte Trieste 29/10/14 - Il Piccolo, Forum, Teseco

Gualtiero Masini non molla. L’imprenditore toscano, fondatore del gruppo Teseco che il Tribunale di Pisa ha ammesso al concordato preventivo, è riuscito a tenere fuori dal crac le attività triestine, stoccandole in una società a parte, la “Aquila srl”. Con questo strumento è intenzionato a proseguire la navigazione verso un terminal multi-purpose, realizzato nell’area della dismessa raffineria all’imbocco del Canale navigabile, esteso su una superficie di 250 mila metri quadrati, di cui 190 mila di proprietà e 60 mila concessi per sessanta anni dall’Autorità portuale (Ap). «Il progetto su Trieste procede - ha risposto l’ingegnere al telefono - ci è costato anni di fatica e ci impegna costantemente, attraverso contatti con operatori di livello». Ma sui tempi necessari affinchè questi contatti - probabilmente internazionali ma non specificati - si concretizzino, l’imprenditore non vuole o non può esprimersi: «Un anno o un secolo», scherza per sdrammatizzare le iniziative negoziali. L’idea di Masini non si discosta da quella originaria, decisamente ambiziosa, della quale sono note solo le linee generali: uno scalo multi-funzionale, connesso con la ferrovia attraverso la vicina stazione di Aquilinia, terminal che andrebbe costruito in 5-6 anni, drenando finanziamenti per 90 milioni. Occuperebbe 170 addetti “diretti”, salirebbe a 5-600 unità con le iniziative indotte. La concessione dell’Ap venne ottenuta nel settembre 2014, ma da allora, stante le difficoltà del gruppo Teseco in grave crisi di liquidità, il progetto portuale all’ex Aquila è rimasto saldamente ancorato alle buone intenzioni.

L’Autorità portuale è disposta a concedere ancora tempo a Masini e si muove con circospezione. Perchè la partita è oggettivamente complicata, perchè prima di buttare a mare una concessione pluridecennale bisogna pensarci bene, perchè le aree private e demaniali interessate sono attigue, perchè occorre bonificare i terreni e Masini detiene il know-how per provvedervi. Nessun ultimatum ma nessuna indifferenza, è la parola d’ordine alla Torre del Lloyd. «Il concessionario - spiega, misurando le parole, il segretario generale Mario Sommariva - è impegnato nella ricerca di partner che possano integrare e supportare la proposta progettuale. Attendiamo che da questi contatti maturino risposte operative». Anche Sommariva preferisce non esprimersi sul “timing” a disposizione di Masini, perchè non vuole condizionare le trattative in corso.

La situazione di Teseco, azienda specializzata nei trattamenti ecoambientali, era precipitata nello scorso autunno: le aste per la vendita delle due “business unit” non erano andate a buon fine e al ministero del Lavoro era stato firmato un verbale per la messa in mobilità dei 155 dipendenti. Ma la sezione fallimenti del Tribunale pisano ha autorizzato una procedura competitiva per la cessione del “ramo impianti” e del “ramo bonifiche”, sui quali sono pervenute il 21 dicembre scorso offerte complessive per 8,7 milioni. Aperte al recupero occupazionale. Tempo fino al 26 gennaio per presentare proposte migliorative, udienza il giorno successivo per l’apertura delle buste dinnanzi al giudice delegato Giovanni Zucconi.

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