La crisi senza fine dei benzinai. A Trieste persi cento posti dal 2008 a oggi

TRIESTE Negli ultimi dieci anni a Trieste il personale impiegato nei distributori di benzina si è ridotto a un terzo, mentre il volume di affari a un quinto. Gli stessi impianti sono passati da novanta a una trentina. Una crisi inarrestabile, che per il momento non vede una ripresa. Lo sconto regionale sul carburante non basta, la concorrenza con la Slovenia continua e nel frattempo molte pompe sono state chiuse a causa della riforma della rete carburanti, che ha colpito Trieste più di altre città, con l’eliminazione di stazioni considerate non a norma.
Una situazione di difficoltà confermata da Mario Millo, presidente Figisc, Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti di Trieste. «Guardando agli ultimi anni, se a livello nazionale si segna un -17% sul carburante erogato, a Trieste si tocca un -70% - sottolinea subito Millo – è un dato eloquente. I benzinai qui sono passati dai 150 del 2008, anno in cui è finito il contingente agevolato, alla cinquantina di adesso. Sono posti di lavoro persi senza sosta. E non si vedono segnali di rilancio, anzi. Per capire quanto si guadagni in meno rispetto a un tempo, posso portare come esempio il mio stesso distributore, da dieci persone siamo rimasti in quattro. Con l’agevolata erogavo 5 milioni e mezzo di litri all’anno, ora un milione e 600 mila circa. Un crollo».
Per risparmiare molti si affidano al fai da te, lasciando che il cliente faccia il pieno in autonomia, per pagare poi alla cassa. «Così c’è un solo dipendente, al massimo due – spiega Millo – e molti hanno adottato questo sistema per ridurre i costi. Bisogna ricordare – sottolinea – che le spese sostenute sono tante e i margini di guadagno sono calati moltissimo. Gli impianti sono di proprietà delle grandi compagnie e gli affitti sono spesso onerosi, anche se alcune cercano di venire incontro ai gestori. Tanti aggiungono altri servizi come auto lavaggi o la vendita di accessori e altri oggetti, ma non vanno a incidere molto».
A contribuire al declino occupazionale nel settore anche la chiusura e la conseguente demolizione di diversi distributori in tutta la città, dopo la riforma che ha fissato paletti ben precisi, come l’impossibilità di lavorare in prossimità di incroci stradali. «Molti impianti sono spariti, ma ho notato che a Trieste le nuove regole sono state applicate con particolare attenzione, a differenza di altre città – dice – dove non si è fatto praticamente nulla. Penso ad esempio a Roma, dove le pompe di benzina sono ancora sui marciapiedi, e non è l’unica».
Chi è rimasto deve lottare con la concorrenza slovena, che ha messo in ginocchio molti gestori. «C’è tanta disinformazione – sottolinea Millo – passo ogni giorno per Sesana e vedo sempre auto italiane in coda. I triestini non fanno bene i conti, pensano di risparmiare ma tra andata e ritorno, tempo perso e strada percorsa, non è proprio così. La media del prezzo della benzina a Trieste è di 1,43 euro, sconto regionale compreso, in Slovenia ieri il prezzo era di 1,34. Forse si risparmia solo sul gasolio, ma le abitudini prese da molti automobilisti sono dure da combattere. In Slovenia la tassazione è più bassa – ricorda – e così qui non si va avanti, va cambiato lo sconto e al più presto, altrimenti altri chiuderanno».
Chi continua a lavorare si è adattato riducendo gli addetti anno dopo anno o adattando la propria stazione per consentire alle persone di fare il pieno da soli. Ma c’è anche chi ha optato per una sorta di via di mezzo. «Chi arriva da noi ha una doppia possibilità - racconta Andrea Coccolo, da via Locchi - se si ferma da una parte può servirsi con il fai da te, se si ferma dall’altra ci siamo noi che facciamo benzina; questo è un servizio che tanti vogliono ancora. C’è chi ha allergie, chi non ama l’ odore della benzina o chi semplicemente preferisce non fare da solo. Vediamo che il nostro supporto è apprezzato e richiesto. Siamo qui dal 2010, quando l’agevolata era già stata tolta. Ci siamo abituati a un utilizzo dell’impianto soprattutto da parte di chi vive qui in zona e con tutti si è creato un rapporto di fiducia. Questo è ciò che resta nelle pompe di benzina “rionali”, puntare sulla fidelizzazione dei clienti locali, anche perché altri qui non ne arrivano». —
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