La crisi presenta il conto fallite 31 aziende in città

Raddoppiate in 5 anni le attività costrette a portare i libri contabili in Tribunale Zotter: «La partita Iva è un atto di eroismo». Medeot: «Artigianato in sofferenza»
Non si costruiscono nuove abitazioni, né si ristrutturano. Ma nemmeno si vende, nel comparto commerciale, come un tempo. E anche le attività artigianali segnano il passo, strozzate dalla “stretta al credito”.


Aumentano i fallimenti in città. Nel 2016 (quando la media era di una ventina all’anno) sono finite “pancia all’aria” 31 imprese, 31 società. Sino al 2008 falliva a Gorizia un’attività al mese: undici in un anno, per la precisione. Nel 2011 presentarono i documenti contabili al Tribunale 20 attività, per una media di 1,5 ogni 30 giorni. Oggi, ci stiamo avvicinando alle tre al mese.


Il registro


delle imprese


A evidenziarlo il “Registro delle imprese” della Camera di commercio di Gorizia. Il settore più colpito è stato, indubbiamente, quello manifatturiero che ha visto chiudere l’80% delle imprese negli ultimi dieci anni: si è assistito a un vero e proprio azzeramento di un settore che – per anni – era stato il “motore” dell’economia goriziana.


Particolarmente segnato dai fallimenti è anche il commercio, un comparto che perde mediamente ogni anno mille posti di lavoro in tutto l’Isontino e che sta pagando a caro prezzo la “scomparsa” della clientela slovena, sempre più diretta verso i centri commerciali fuori città. Il bollettino parla di dieci fallimenti in questo specifico comparto. La maglia nera è divisa con il settore edilizio che registra sempre 10 morti premature. Hanno alzato bandiera bianca, poi, tre attività dell’alimentare, una della meccanica di precisione, una del settore trasporti e comunicazioni, sei di servizi e attività varie. Sul “Portale dei fallimenti” è anche riportato un elenco delle ultime imprese che hanno compiuto il passo dell’addìo. Si tratta della Grafiche Nordest di Piedimonte, della Imprendil di via XXIV Maggio, della Edilfognature di Gradisca d’Isonzo, della Cogein di via IX Agosto, de “Le Mura srl” di Turriaco e delle Latterie carsiche di Duino Aurisina.


Parola


alla Confcommercio


Gianmarco Zotter, neopresidente mandamentale di Confcommercio Gorizia, non si stupisce di fronte a questi dati. «Purtroppo, molti commercianti lavorano con l’acqua alla gola. Le spese fisse e il carico fiscale pesantissimo continuano a mietere vittime. Potremmo anche coniare uno
slogan
che rende molto bene l’idea: ormai, la partita Iva è un atto di eroismo».


Il primo passo è il licenziamento del personale e il ritorno alla gestione familiare. Quindi, si cerca di tirare avanti, facendo i salti mortali. Ma è difficile stare a galla: le spese bancarie sono in aumento, gli affitti crescono come tutti i servizi connessi all’attività. Inoltre, calando i prezzi, cala anche il margine di guadagno. È una situazione molto difficile. È estremamente complesso restare sul mercato. Imprese che non reggono la concorrenza più spietata, difficoltà di accedere al credito, crisi economica sono le cause che più frequentemente portano alla cessazione prematura di un’attività economica.


Parola


alla Confartigianato


L’analisi cambia di poco se bussiamo alle porte della Confartigianato. Il presidente Ariano Medeot sottolinea come, un tempo, ci fosse un canale di credito privilegiato per le piccole aziende artigianali. «Oggi, non c’è più. E siccome il tessuto economico di Gorizia è fatto soprattutto dalle piccole e medie imprese, sono molte le aziende dell’artigianato costrette a portare i libri contabili in Tribunale», sottolinea il numero uno di Confartigianato Gorizia.


Sino a ieri, si pensava che i “cattivi pagatori” si annidassero esclusivamente fra le pubbliche amministrazioni. In realtà, ci sono anche, e sono in crescita, fra i privati: aziende grosse che affidano a quelle più piccole dei lavori e poi non le pagano. Illuminanti, una volta di più, sono le periodiche statistiche dell’Ufficio studi della Confartigianato che ha rielaborato i dati Unioncamere-Istituto Tagliacarne, Banca d’Italia, Osservatorio Ispo. Siamo arrivati in media a sei mesi di ritardo, vale a dire 180 giorni. «È chiaro che in queste condizioni – ha spiegato di recente lo stesso Ariano Medeot, presidente di Confartigianato Gorizia – le aziende artigianali sono in grossissime difficoltà: boccheggiano e non riescono ad andare avanti. È beffardo svolgere un lavoro e poi non essere pagati».


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