La crisi non molla, in 2500 tirano la cinghia

Varia da Comune a Comune perché dipende sostanzialmente dai differenti livelli di spesa per consumi delle famiglie. A Gorizia tale limite si aggira sui 10.485 euro annui. È la cosiddetta "soglia di povertà". Ebbene: ben l'11 per cento di ciascun nucleo familiare ha dichiarato, nell'ultimo anno, redditi ben inferiori a tale cifra: redditi da fame. A certificarlo gli ultimi dati del Dipartimento per le politiche fiscali del ministero delle Finanze. Il quadro che emerge è, a dir poco, preoccupante perché sono quasi 2.500 (l’ultimo dato parlava di 2.300) i contribuenti goriziani in evidente difficoltà.
Incontestabile è, però, il fatto che il disagio sociale cresce in città. Per avere una conferma basta bussare agli uffici comunali che si occupano di welfare e assistenza sociale: gli operatori confermeranno che le situazioni di difficoltà sono in costante aumento. E nel 2016 i sussidi sono aumentati, numericamente, del 20%: significa che famiglie apparentemente "tranquille" sino a qualche anno fa, si sono ritrovato improvvisamente con l'acqua alla gola a causa della perdita del posto di lavoro, della cassa integrazione, di accadimenti lavorativi negativi che sembravano essere impossibili. «Ci sono situazioni di difficoltà conclamata. La crisi continua a mordere, i giovani non trovano lavoro e aumentano le schiere di disoccupati e inattivi. Se le cose continueranno ad andare in questo modo, è chiaro che i servizi sociali verranno ancor più investiti di problemi e richieste di aiuto», sottolinea Silvia Paoletti, presidente delle Acli provinciali.
Di assoluta rilevanza il quadro dell'Arcidiocesi: aiuti non sono concentrati in particolari zone della città ma che riguardano in egual misura tutte le parrocchie disseminate sul territorio. Come a dire: non ci sono poveri di serie A e di serie B. Altri dati importanti. Nel 2015 si è registrato un aumento delle donne rivoltesi al Centro di ascolto della Caritas diocesana, passate da 129 a 135. Questa crescita - spiega l'Arcidiocesi - è dovuta esclusivamente all'incremento della componente straniera. Preoccupante un altro fenomeno: la percentuale degli italiani con un'età compresa tra i 41 e i 60 anni è cresciuta del 6%. La crescita in percentuale degli italiani over 40 e under 60 potrebbe essere spiegata dal fatto che la crisi economica ha fatto emergere una nuova tipologia di povertà: le persone con un'età superiore ai 40 anni che hanno perso il lavoro e fanno difficoltà a trovare un'altra occupazione. Aumentati anche i colloqui con donne che vivono sole con figli, in particolare donne straniere. Queste ultime hanno dovuto fare i conti con il trasferimento in un'altra regione, se non in un altro stato, del loro compagno alla ricerca di un'occupazione. Ciò a riprova che la problematica più diffusa è quella economica, che interessa il 93,8% degli utenti del Centro d'ascolto, dato in crescita rispetto al 2014, quando l'88,2% delle persone che si sono rivolte al Cda aveva dimostrato problemi connessi con la scarsità delle risorse economiche a disposizione o con la gestione del bilancio familiare.
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