La crisi d’identità del “Burlo” medici in fuga e ricambi difficili

Nell’anno in cui sono morti a pochissima distanza l’uno dall’altro i due padri fondatori del Burlo Garofolo, Franco Panizon e Sergio Nordio, quasi a segnare la fine anche simbolica di un tempo e di un progetto, l’istituto pediatrico ha perso altrettanto in sequenza due medici di alto riferimento, il ginecologo Secondo Guaschino che se n’è andato a dirigere la Ginecologia dell’ospedale Careggi di Firenze, e il chirurgo Jurgeen Schleef che va a dirigere la Chirurgia pediatrica del Regina Margherita di Torino.
Che succede dunque? Molti lo interpretano come un segnale, anche perché se questi sono medici di più larga notorietà, molti altri stimatissimi se ne sono andati in quest’ultimo periodo, in certi casi si dice un po’ incoraggiati a pensionarsi. La chirurga prenatale Gloria Pelizzo è diventata primario al prestigioso Irccs San Matteo di Pavia, sono andati in pensione Elisabetta Zocconi, otorino, il chirurgo Giuseppe Giannotta, l’allergologo Giorgio Longo, il medico dei trapianti “caso nazionale” per l’uso di cellule staminali Marino Andolina, stanno andando il responsabile del reparto Endocrinologia Giorgio Tonini e il responsabile del Centro regionale per la diagnosi e cura della fibrosi cistica Furio Poli, mentre da tempo fa carriera a Udine il medico delle malattie rare Bruno Bembi e si dice (senza conferme) che se ne andrebbe pure il chirurgo ortopedico Marco Carbone, anni fa conquistato a Genova.
Un punto di svolta non solo anagrafico proprio nello stesso anno in cui i tagli di finanziamento che colpiscono anche la sanità mettono il Burlo in stallo. Lo ha denunciato pubblicamente il direttore generale Mauro Melato, pur vicino al centrodestra che governa in Regione: un milione in meno di finanziamento, zero euro per investimenti, un Piano materno-infantile regionale che non è stato aggiornato e mantiene ben 10 pediatrie in Fvg, «pertanto in quale direzione deve andare il Burlo non si sa». A ciò si aggiunge il crollo di ogni prossima ipotesi di trasferire o allargare la sede di via dell’Istria. L’Irccs tiene alto soprattutto l’indice di ricerca, quell’”impact factor” che misura per quante volte un articolo su prestigiosa rivista viene citato su altre riviste di pari lignaggio. Però è da vedere se la Regione autorizzerà concorsi per sostituire i medici usciti. Per adesso al ruolo di Guaschino è “salito” grazie solo a un accordo con l’Università Giuseppe Ricci, direttore della struttura Procreazione assistita, mentre Schleef presterà consulenza esterna (come altri “fuoriusciti”) fino a copertura del posto.
E il tema delle consulenze esterne è pieno di capitoli al Burlo: per Ginecologia, per Urologia, per Neuropsichiatria e altre discipline, con consistente esborso di quattrini per medici che arrivano da ospedali della regione ma anche da Padova. Come sotto osservazione è il quadro dei vertici, con la nota doppia regia sanitaria, perché il direttore “nominato” Dino Faraguna non ha tutti i titoli per il ruolo, e chi ha i titoli (Patrizia Visconti) è stata affiancata come direttore medico di sede. Interpellati ministero e Regione sul da farsi ma tutto tace.
In questa tensione, e con una svolta rispetto alla sua storia passata e recente, il Burlo si è chiuso a riccio e ha quasi azzerato le comunicazioni coi sindacati, più ancora quelle all’esterno, e così non solo ha suscitato scandalo che siano divenute note due tristi morti di bambini neonati malatissimi, ma più ancora che il giorno dopo la Commissione sanità della Regione abbia chiesto una visita conoscitiva al Burlo Garofolo, che si terrà martedì. La richiesta è stata fatta da Sergio Lupieri, il Pd vicepresidente dell’organismo regionale, e condivisa dal presidente Udc Giorgio Venier Romano. Ma ha scatenato forti reazioni e molto contrarie in via dell’Istria.
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