La criminologa Bruzzone: «La soluzione del caso Resinovich sta nei tempi»

L’analisi della psicologa forense Bruzzone
Laura Tonero
Roberta Bruzzone
Roberta Bruzzone

TRIESTE Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, segue ormai da due anni il caso della morte di Liliana. Conosce gli atti contenuti nel fascicolo depositato al momento delle richiesta di archiviazione della Procura, ed è aggiornata sugli ultimi passi dell’indagine.

Dottoressa Bruzzone, come valuta la richiesta di riesumazione del cadavere?

«Mi porta a ipotizzare che dagli ulteriori approfondimenti già svolti da Cristina Cattaneo non sia emerso finora nulla di nuovo, altrimenti difficilmente si sarebbe arrivati alla richiesta di riesumazione. Il grande bivio di questa storia resta l’epoca della morte».

Che idea si è fatta sulla fine di questa donna?

«Il giorno in cui diranno che la salma è stata effettivamente sottoposta a congelamento, prenderemo atto che si tratta di omicidio e che qualcuno in un secondo momento ha trasportato il corpo in quell’angolo del parco di San Giovanni. Ma se viene confermato che l’epoca della morte risale a circa 48 ore prima del ritrovamento del corpo, perde di interesse per la Procura sapere dove sia stata dal giorno della sua scomparsa. A meno che non ipotizzi che abbia avuto un malore, non sia stata soccorsa, e che poi qualcuno abbia messo in piedi quella scena, ma vanno trovati riscontri».

Se invece dovesse emergere la morte il giorno stesso della scomparsa?

«È chiaro che non può essere rimasta in quel punto per venti giorni, perché la salma era in perfette condizioni. Se fosse stata congelata, si sarebbero riscontrati segni evidenti sui tessuti, sugli occhi in primis, che il primo esame autoptico invece non ha rilevato. Se dai nuovi accertamenti fin qui eseguiti fossero emersi esiti positivi sul congelamento, mi sarei aspettata almeno l’iscrizione di un soggetto nel registro degli indagati per procedere alla riesumazione del corpo con tutte le garanzie difensive previste».

Ha visto il filmato sul ritrovamento del corpo, la manipolazione in quel contesto del cadavere? I consulenti delle parti lese hanno sollevato forti perplessità.

«Qualche incertezza e qualche errore ci sono stati, ma a mio parere nulla che stravolga l’esito dell’accertamento medico-legale».

Ma le è mai capitato di imbattersi in una persona che si toglie la vita come, secondo le ricostruzioni della Procura, avrebbe fatto Lilly?

«Ho visto cose ben peggiori. L’elemento che mi fa riflettere è quello del doppio sacchetto in cui era infilata la testa: se devo simulare un suicidio, con una persona già deceduta, perché usare due sacchetti visto che c’erano comunque anche quelli neri sopra?».

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