La Corte dei Conti stoppa gli aumenti: beffati 13 mila addetti del comparto unico

Bocciata l’erogazione di mille euro in più all’anno tra premi e scatti. Pesa lo stop alle Uti, che la giunta Fedriga non vuole più. Sindacati sul piede di guerra  
Lasorte Trieste 12/07/19 - Corte dei Conti, Giudizio di Parificazione del Bilancio della Regione
Lasorte Trieste 12/07/19 - Corte dei Conti, Giudizio di Parificazione del Bilancio della Regione

TRIESTE «Sarebbe una perdita insopportabile», riassumono Cgil, Cisl e Uil. Una reazione preoccupata di fronte a un fulmine a ciel sereno: il rischio di vedere sfumare uno degli elementi portanti del contratto 2016-18 del comparto unico regionale, l’aumento del salario accessorio in via sperimentale, in media 1.000 euro all’anno per tre anni (dal 2018 al 2020) per ciascuno dei 13 mila dipendenti del pubblico impiego del Friuli Venezia Giulia.

L’aumento di mille euro non arriva Comparto unico in stato d’agitazione
Lasorte Trieste 15/12/15 - Piazza Oberdan, Regione, Manifestazione Sindacati Pubblico Impiego


A mettere in discussione la quota che riguarda premi, progressioni e produttività è la sezione di controllo della Corte dei conti regionale, che solleva più di un dubbio sull’erogazione del Fondo costituito da risorse già in cassa degli enti locali e da ulteriori 6 milioni, stanziati in legge, ricavati dai risparmi prodotti dalla soppressione delle Province. Il collegio della sezione di controllo rileva in premessa come dalla riforma delle Uti, secondo lo stesso legislatore di piazza Oberdan, «avrebbero dovuto ragionevolmente attendersi risultati non solo in termini di una migliore qualità del servizio ma anche di economicità». Di qui il via libera al contratto 2016-18, che all’articolo 32 prevede appunto modifiche alla disciplina del salario accessorio mirate a superare le differenze ancora esistenti tra dipendenti della Regione e dei Comuni, ma anche a creare un sistema di incentivazione per facilitare il passaggio del personale da un ente all’altro del comparto.

Via all’aumento per 13 mila dipendenti del Comparto unico. I sindacati: ora il tavolo-bis


Con la giunta Fedriga, tuttavia, le cose sono cambiate. Il nuovo governo non è più favorevole all’allocazione delle funzioni comunali nelle Uti e dunque la Corte sostiene che, «venuto meno il presupposto della modifica dell’ordinamento degli enti locali sul territorio, verrebbero a determinarsi le condizioni per un ingente aumento della spesa per il personale del comparto unico privo di specifica giustificazione». Un intoppo inatteso dopo che i sindacati si erano già mobilitati davanti al Prefetto a fine luglio (vertenza al momento sospesa) per il congelamento dei fondi dovuto all’«assurdo palleggio di responsabilità tra la Regione e gli enti locali».

In una nota congiunta, Orietta Olivo (Fp Cgil), Massimo Bevilacqua (Fp Cisl), Michele Lampe (Fpl Uil) intervengono ora ricordando innanzitutto che l’ok iniziale della Corte agli aumenti del salario accessorio era arrivato in presenza di leggi regionali (la 37 del 2017) e di risorse disponibili, «presupposti ancora esistenti». Le categorie, che hanno già sollecitato in settimana l’assessore al Personale Pierpaolo Roberti ad aprire un confronto con la Corte, se la prendono in particolare con il precedente direttore centrale Francesco Forte. «Tutto nasce dal fatto che Forte ha chiesto alla magistratura se si potesse andare oltre i limiti di spesa previsti dal decreto legislativo 75 del 2017 - ricostruiscono Olivo, Bevilacqua e Lampe -, sbagliando però i termini del quesito e, paradossalmente, insistendo per una verifica su un articolo che era stato deciso, nel dicembre 2018, dal suo assessore, Sebastiano Callari».

Come uscirne? «Siamo convinti dell'esigibilità di un contratto siglato dalle parti, certificato dalla Corte, in presenza di soldi previsti da una norma vigente. Tanto più che siamo nel mezzo di una riforma che va sulla strada del miglioramento dei servizi. Ci sono dunque tutti gli ingredienti per definire positivamente la partita su un contratto tra l’altro già scaduto. Prima chiudiamo i conti in sospeso, prima ricominciamo a trattare».

Dalla giunta non arrivano commenti. Il Pd va invece all'attacco. «Con una sola mossa - afferma il segretario e consigliere regionale Cristiano Shaurli - si arriva al fantastico risultato di togliere i soldi già concordati ai dipendenti, di far avere meno personale ai Comuni e di aumentare la spesa pubblica. La Corte dei conti è stata chiara: tornare indietro, rispetto al percorso intrapreso porterà una serie di problemi alla Regione». Il collega Franco Iacop aggiunge: «Quando l’amministrazione di centrosinistra rinnovò il contratto al comparto, destinò al salario accessorio dei dipendenti la metà dei risparmi ottenuti dalla riforma degli enti locali, circa 6 milioni. Allora la Corte dei conti diede il suo parere favorevole, proprio perché questi soldi in più derivavano da un risparmio di spesa pubblica. Ora che l'impianto viene smantellato, quel via libera non vale più, proprio perché con la riforma di Fedriga non vi è alcun risparmio e ovviamente nessuna soluzione ai problemi dei Comuni». —


 

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