La Corte dei conti mette nel mirino le spese della sanità
TRIESTE. Una lettera della Corte dei conti non fa dormire sonni tranquilli all’assessore alla Salute Riccardo Riccardi. È la missiva che la magistratura contabile ha recapitato due settimane fa alle direzioni centrali della Sanità e delle Finanze chiedendo informazioni sugli obblighi di contenimento della spesa relativi al bilancio 2017 e ai costi sostenuti dalla Regione per personale, farmaci, dispositivi medici e ricorso alle prestazioni private convenzionate.
Il vicepresidente si è limitato a trasmettere i dati riguardanti l’azione della giunta Serracchiani, ma è preoccupato: vero è che il passo della Corte è il seguito dello scontro istituzionale cominciato alla vigilia della campagna elettorale, quando la riforma Telesca entrò nel mirino del presidente della Sezione di controllo Antonio Caruso, ma vero è anche che la dinamica va ora controllata dal centrodestra e Riccardi va da tempo dicendo che la spesa sanitaria del Fvg è «fuori controllo».
Nei corridoi della Regione non è dunque più un tabù parlare del rischio che da Roma venga imposto il cosiddetto piano di rientro, ovvero un commissariamento soft che punta alla ristrutturazione della spesa, cui sono oggi sottoposte Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. L’assessore si trova così davanti al rompicapo della riduzione dei costi. I conti sono presto fatti: nel 2015 la Regione ha speso 2,311 miliardi e ha registrato un attivo da 23,6 milioni, nel 2016 la spesa è salita a 2,415 miliardi con un passivo di 3,3 milioni, divenuti 14,7 nel 2017 nonostante un finanziamento salito a 2, 435 miliardi.
Il 2018 parla infine di un rosso da 61,1 e di un bilancio chiuso dopo il ripianamento a 2,531 miliardi. Nel 2019 lo stanziamento ammonta a 2,438 miliardi per la spesa corrente e si vedrà se il sistema saprà rimanere nel totale stanziato, che diventa pari a circa tre miliardi se si considerano anche le voci del welfare e della spesa vincolata. Riccardi mette nel mirino gli effetti della riforma Serracchiani-Telesca: «Se confrontiamo 2014 e 2018 vediamo un aumento di 200 milioni della spesa corrente: 118 per l’acquisto di beni, 34 per i servizi, 13 per la manutenzione e 31 per il personale. È il 10% in più». Non rasserena neppure il costo per l’acquisto di beni sanitari, al cui interno figura anche la spesa farmaceutica: tra 2014 e 2018 la variazione è del +31,9%, da 373 a 491 milioni.
L’assessore ha cominciato ad affrontare la questione con il taglio dell’1% del costo del personale nel 2019 rispetto a quello dell’anno appena concluso: passo previsto dalle norme nazionali per le Regioni che sforano i conti. La scelta vale 9,5 milioni ed è dunque obbligata, ma Riccardi la ritiene anche doverosa, dopo aver analizzato i costi dei 20.260 dipendenti (amministrativi inclusi) della sanità Fvg, che «sono i più alti d’Italia, Bolzano a parte». I dati forniti dalla Direzione centrale Salute dicono che la Regione spende per i dipendenti il 36% del finanziamento annuale della sanità, contro una media nazionale del 28,1% e il 32, 8% erogato invece dalle Regioni speciali: una differenza che rispetto al dato italiano racconta di un 8% in più.
E la tendenza è in crescita: nel 2012 la percentuale era ferma al 34,9% e il costante aumento stride rispetto a un trend inverso nelle altre regioni. Paragonando la spesa sostenuta dalla Regione per il personale nel 2018 (946 milioni), ecco che il Fvg ha un costo di 788 euro per abitante, che diventano 550 in Veneto e 493 in Lombardia. Il raffronto dice, insomma, che la spesa vale circa un terzo in avanzo e l’assessore punta ora anzitutto a esaminare i criteri con cui vengono erogati i circa cento milioni per le retribuzioni di posizione e le premialità. E il primo incontro coi sindacati non è servito a calmare gli animi delle rappresentanze dei dipendenti del Comparto unico. —
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