La Corte d’Appello recupera magistrati ma mancano ausiliari
Una Corte che è riuscita finalmente a coprire l’organico dei magistrati, ma che soffre ancora della carenza di personale ausiliario, che finisce per rallentare tutti i procedimenti. È il quadro dipinto dal presidente della Corte d’Appello di Trieste Oliviero Drigani alla vigilia dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, che si terrà oggi.
I dati sono significativi. Su 462 persone in organico alla parte giudicante, sono 111 le posizioni scoperte. Mentre per la parte requirente il totale scoperto è di 55 unità su 220. Commenta Drigani: «Di positivo c’è che abbiamo raggiunto un’ottima operosità degli uffici. La copertura dell’organico dei magistrati è arrivata al 95%, ci sono e lavorano». Quel che manca, però, è il resto del personale: «Dai dirigenti alla cancelleria ci sono delle scoperture. Questo significa che il lavoro della magistratura poi viene rallentato a causa della carenza di personale».
Ci sono comunque dei segnali positivi, specifica Drigani: «L’attenzione del ministero, frutto anche di rapporti personali con le strutture, ci ha dato una mano significativa nell’affrontare queste criticità».
Una fetta importante del lavoro della Corte, ancorché residua, riguarda le richieste di protezione internazionale: «Il decreto Minniti fa sì che da agosto non ci saranno più giudizi in appello su questa materia. Nel frattempo dobbiamo smaltire l’ultimo troncone. Si tratta di un compito delicato: parliamo di persone, non di scatole, quindi bisogna trattare la materia con equilibrio e serietà e con l’umanità richiesta in casi come questi».
Quanto all’operato della Corte, Drigani rileva un «alto indice» di ricambio – la differenza tra i processi conclusi e quelli iscritti – dei processi civili (1,25%) a fronte di «qualche difficoltà», soprattutto per mancanza di organico, per lo smaltimento dei processi penali (1.841 i pendenti finali). A Trieste il tasso di prescrizioni è inferiore al 5% e sono aumentati in questi anni i procedimenti di protezione internazionale. Sui processi civili, spiega il presidente, «abbiamo un alto indice di ricambio: per 100 processi che arrivano ne smaltiamo oltre 120. Quindi siamo messi benissimo. Stanno però aumentando a dismisura gli appelli penali, su questo fronte siamo in difficoltà. Il problema è legato al fatto che i fascicoli che devono pervenire in Corte d’Appello dai tribunali periferici richiedono qualcuno che li fascicoli. Su questo siamo in difficoltà perché arrivano anche a due anni dalla pronuncia di sentenza, il che significa rischio prescrizione in corso d’opera. È una questione che affronteremo con presidenti dei tribunali». All’inizio dell’anno giudiziario 2016-2017 i procedimenti civili pendenti in Corte d’Appello erano 1.252, a cui si sono aggiunti 832: 1.036 i definiti a fine anno, 1. 048 i pendenti. I procedimenti durano in media 489 giorni (310 nel caso dei pendenti). Per quanto riguarda i procedimenti penali, 1.624 erano i pendenti iniziali. Gli iscritti nel corso dell’anno sono stati 1.772; 1.553 i definiti, 1.841 i pendenti finali: per una durata media di 394 giorni (256 per i pendenti). Nel 2016-17 i procedimenti di protezione internazionale iscritti alla Corte sono stati 247 (302 i pendenti iniziali): 256 si sono conclusi, mentre 293 sono rimasti pendenti.
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